Facebook non rimuoverà i post violenti contro l’invasione russa

Negli ultimi anni, la tolleranza di Facebook nei confronti dei contenuti che incitano alla violenza o all’odio è diventata sempre più bassa. Anche se l’algoritmo non funziona sempre in modo impeccabile, il numero dei post offensivi rimossi è cresciuto. Al tempo stesso è aumentata anche la probabilità di beccarsi un ban (giustificato o meno). In seguito all’inizio della guerra in Ucraina, il colosso di Menlo Park ha rivisto in parte la sua politica, decidendo di chiudere un occhio sui post che esprimono ostilità nei confronti dei militari o dei politici russi (ma solo in alcuni Paesi). Lo stesso discorso vale anche per Instagram.

Il cambiamento di Facebook

Il cambiamento è emerso in seguito a un’inchiesta di Reuters. Nel report in questione sono state citate delle email che Meta ha inviato ai moderatori di Facebook e Instagram. Il colosso ha invitato a chiudere un occhio sui messaggi che invocano la morte di Putin e Lukashenko. L’importante è che le minacce in questione non coinvolgano altri soggetti. Inoltre, non devono risultare credibili sulla base di indicatori come il luogo e la metodologia di un eventuale attentato.

I Paesi interessati dalla modifica

Parlando con The Verge, Andy Stone, un portavoce di Meta, ha spiegato che la scelta di non intervenire su alcuni messaggi è una misura temporanea, figlia dei gravi sviluppi delle tensioni tra la Russia e l’Ucraina. “Abbiamo deciso di fare un’eccezione per espressioni come ‘morte agli invasori russi’. Tuttavia non tollereremo alcun invito alla violenza verso i civili russi“. Il New York Times ha confermato che questa modifica al regolamento riguarda solo le persone che accedono a Facebook e Instagram da Ucraina, Russia, Polonia, Lettonia, Lituania, Estonia, Slovacchia, Ungheria e Romania. Anche nel 2021 Meta aveva fatto alcune eccezioni, per esempio concedendo la possibilità di incitare alla morte di Ali Khamenei.

L’email chiarisce che la deroga riguarda i messaggi di odio rivolti ai soldati russi (esclusi i prigionieri di guerra), a patto che contengano un chiaro riferimento all’invasione dell’Ucraina. Per Meta, nel contesto attuale il termine “soldato russo” sta venendo usato per riferirsi all’esercito di Mosca nella sua globalità e non rappresenta dunque un offesa rivolta al singolo.

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