Plusvalenze, arriva la stretta del governo: ecco come cambia il calciomercato

Si vocifera che ci sia stato qualche temerario pronto a non farlo passare. Invece, l’emendamento del governo al decreto milleproroghe, depositato in Senato, dedicato alle plusvalenze nelle società sportive adesso sembra blindatissimo. Quindi, se ne faranno una ragione i presidenti delle società di A (e non solo), nonostante circolasse voce di qualche perplessità all’interno della maggioranza. Niente di tutto questo, pare. La manovra sulle plusvalenze è blindatissima.

Bandiera della Juventus
Foto Pixabay | @jorono

Cosa cambia

In sintesi, l’intervento elimina la possibilità per i club di poter ripartire le plusvalenze in cinque anni ai fini della determinazione del reddito nel caso di possesso di un anno, rientrando pertanto nella condizione generale del possesso triennale. Fino a oggi tutte le società sportive (calcio comprese) godevano di un regime di favore in virtù della frequenza con la quale i giocatori cambiano squadra. I club potevano diluire in cinque anni il “bene” giocatore anche nel caso in cui fosse rimasto con la stessa maglia per un solo anno. Invece, adesso tutto cambia: la diluizione scatterà solo dopo tre anni di permanenza, come da normativa che vale per tutte le altre società.

Il limite dell’uso delle plusvalenze

Non cambia soltanto questo. Infatti, l’emendamento del governo limita l’ammontare della plusvalenza oggetto di ripartizione in cinque anni alla sola quota parte proporzionalmente corrispondente al corrispettivo in denaro. L’obiettivo è limitare le plusvalenze nate da movimenti di giocatori senza trasferimento di denaro. Con la modifica questi scambi andranno ad alimentare il reddito dell’esercizio in corso (quindi le tasse da pagare) e non potranno essere spalmate. Un disincentivo a tutte le operazioni che prevedono uno scambio secco, spesso buone solamente per abbellire i bilanci delle società. Come, appunto, stanno dimostrando le ultime inchieste, che hanno portato alla penalizzazione di 15 punti alla Juventus.

Stemma della Juventus
Foto Pixabay | @jorono

Il calciomercato

Al di là del discorso legato alle plusvalenze, già il mercato di gennaio ha evidenziato la mobilità della nostra serie A, rimasta ferma. Ha speso soltanto 32 milioni di euro ed era da 17 anni che non c’era un mercato invernale così nel nostro campionato. Imparagonabile il confronto con la Premier che, invece, ha sborsato 829 milioni di euro. L’acquisto più caro è stato Matheus Martins dal Fluminense all’Udinese per sei milioni, che però giocherà fino a luglio in prestito al Watford. Da escludere nel discorso gli arrivi di Ilic e Bajrami rispettivamente al Torino e al Sassuolo in prestito ma con obbligo di riscatto fissati a 16 e sei milioni di euro. O il riscatto di Barak da parte della Fiorentina (8,5 milioni). Naturalmente, è soddisfatta la Figc, che ha sempre ribadito l’esigenza di una regolarizzazione delle plusvalenze.

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