Olimpiadi, Bach invita gli atleti a rimanere neutrali sugli abusi degli Uiguri

Il capo del Comitato Olimpico Internazionale ha promesso di rimanere “politicamente neutrale” sulle presunte violazioni dei diritti umani da parte della Cina. Affermando che parlare a favore degli uiguri potrebbe danneggiare le Olimpiadi.

Il presidente del CIO Thomas Bach, parlando alla vigilia della cerimonia di apertura dei Giochi invernali di Pechino, ha anche aggiunto che gli atleti olimpici che manifestano contro il PCC durante i Giochi sarebbero simili a un attore in Amleto che parla di politica nel bel mezzo di una rappresentazione.

Se stiamo assumendo un punto di vista politico e ci troviamo nel mezzo di tensioni, controversie e scontri tra poteri politici, allora stiamo mettendo a rischio i Giochi“, ha detto Bach. “Se, alla fine, ci fossero i Giochi Olimpici solo tra comitati olimpici nazionali i cui governi concordano su ogni situazione politica, i Giochi perderebbero la loro universalità. E, con l’universalità, perderebbero la loro missione. E questo porterebbe alla fine dei Giochi Olimpici”.

Le Olimpiadi del genocidio

I Giochi del 2022 sono stati soprannominati le “Olimpiadi del genocidio”. E sono molti a ritenere che la competizione non dovrebbe tenersi in un paese responsabile di una serie di violazioni dei diritti umani. Gli USA ritengono che il PCC stia conducendo un genocidio contro i musulmani uiguri e altre minoranze nello Xinjiang, nella Cina occidentale, anche se la Cina continua a negarlo.

Voci critiche si sono levate verso il CIO e i paesi partecipanti per l’invio di delegazioni ai Giochi in un paese accusato di violazioni dei diritti umani. Tuttavia Bach ha affermato che la competizione deve essere vista separatamente.

La missione di questi Giochi Olimpici, come di tutti i Giochi Olimpici, è riunire il mondo in una competizione pacifica. Unire l’umanità in tutta la nostra diversità, costruendo sempre ponti, senza mai erigere muri“, ha detto  Bach.

Bach ha disegnato la sua metafora shakespeariana quando gli è stato chiesto della Regola 50 della Carta Olimpica. Una regola che proibisce le manifestazioni e la propaganda politica, religiosa o razziale da parte dei partecipanti alle Olimpiadi.

Se un attore è impegnato in un teatro interpretando Amleto, nessuno si pone la domanda, se deve o dovrebbe o può esprimere, durante lo spettacolo, la sua opinione politica”, ha detto Bach. “Lo stesso vale, quindi, con gli atleti. Quando cala il sipario, l’attore può andare nel suo spogliatoio, prendere il suo dispositivo mobile e inviare un messaggio. Oppure quando esce dal teatro e la stampa lo aspetta, può fare i suoi commenti”.

Gli Usa temono rappresaglie da parte della Cina

Bach non è stato l’unico leader mondiale che esorta gli atleti a non parlare durante i Giochi. La presidente della Camera Nancy Pelosi ha consigliato agli atleti statunitensi di non criticare le violazioni dei diritti umani da parte del PCC mentre erano a Pechino. Avvertendoli di non rischiare di “incorrere nella rabbia del governo cinese”.

Ma il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price ha dichiarato mercoledì che “ gli atleti hanno il diritto di esprimersi liberamente in linea con lo spirito e la carta delle Olimpiadi. Il che include la promozione dei diritti umani”.

Quando la politica va in scena alle Olimpiadi

Non è la prima volta e non sarà l’ultima che la politica si insinua all’interno delle olimpiadi. Tuttavia, viene da chiedersi se sia giusto rimanere neutrali su una questione tanto difficile e delicata come la violazione dei diritti umani. Come si è visto in passato, a volte è bastato un pugno chiuso sollevato verso il cielo per aprire uno squarcio nell’opionione pubblica.

Secondo un recente sondaggio di Ipsos il 55% degli intervistati a livello internazionale e il 52% degli italiani ritengono appropriato che gli atleti prendano una posizione pubblica su questioni sociali o politiche quando si esibiranno alle Olimpiadi.

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