Moratti fa sognare l’Inter e rilancia la suggestione Messi

Messi? Credo che non sia per niente un sogno proibito”. Sono parole che fanno sognare i tifosi dell’Inter quelle dell’ex presidente Massimo Moratti, intervistato a ‘Radio Anch’io Sport’ su ‘Radio 1 Rai’. L’ex numero uno della società nerazzurra si è soffermato su diversi argomenti legati a quella che è rimasta la sua squadra del cuore. Oltre che di mercato, ha parlato anche della possibile ripresa della Serie A e della situazione economica generale del mondo del calcio.

“Messi? Perché no…”

Il sogno proibito è inevitabilmente Leo Messi. Per Moratti non è così impossibile da realizzare: “Anche prima di questa disgrazia si poteva fare. Penso che ci sia uno sforzo della proprietà per cercare di portarlo all’Inter. Non so se la situazione attuale possa cambiare in positivo o in negativo questo obiettivo ma è stato sparigliato tutto”. Il mercato nerazzurro dipenderà, in ogni caso, da diversi fattori, inevitabilmente legati all’emergenza Coronavirus: “Penso che ci sia la possibilità di vedere cose abbastanza strane a fine stagione – ha detto Moratti -. Lautaro? Bisogna vedere se non rientra in altre situazioni più importanti come quella di Messi”.

Le perplessità sulla ripresa

Moratti ha parlato anche della possibile ripresa dei campionati, Serie A in testa, manifestando perplessità: “Mi chiedo quanto sia obbligatorio tener conto di questo campionato. Sono stati fatti degli sforzi, lo capisco, ma per finire questo torneo dobbiamo fare dei sacrifici, prendere dei rischi notevoli”. L’alternativa è quella di non completare la stagione: “In questo senso, però, ci sarebbe il grosso problema di trovare la soluzione più giusta: lì ognuno difenderebbe la propria parte”.

Sarà determinante, per l’ex numero uno della società nerazzurra, un sacrificio da parte dei calciatori e delle società di alto livello. In particolare, Moratti individua il beneficio principale del taglio degli stipendi: “I giocatori si rendono conto per primi della gravità della situazione. Queste cifre risparmiate dovrebbero andare in parte anche ai piccoli club, fondamentali per il riavvio della società. In un mondo che sarà più povero, i ragazzi evitano brutte avventure con il calcio. Senza tutta la base anche il calcio di vertice sparisce”.

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