Juventus, flop Champions League: Agnelli riflette sul futuro di Sarri

Juventus ed Europa, due binari che continuano a correre uno a fianco all’altro. Ma che non si incrociano da tempo immemore e che non lo faranno nemmeno quest’anno. I bianconeri, dopo la sconfitta in terra francese per 1 a 0 contro il Lione, battono al ritorno l’undici di Garcia negli ottavi di Champions League per 2 a 1, grazie ad una doppietta di Cristiano Ronaldo. Ma escono dalla massima competizione europea. E lo fanno, ancora una volta, con le ossa rotte, perché nemmeno il nono scudetto consecutivo, ottenuto con Sarri in panchina, può mitigare la delusione.

Juventus: pensieri sul futuro

E proprio Sarri, adesso, è al centro delle valutazioni della dirigenza juventina. Ha sostituito Max Allegri, che ha costruito un ciclo vincente arrivando due volte in finale di Champions pur perdendole, per dare lustro al gioco bianconero. La stagione, va sottolineato, è stata più che anomala: lo stop causa coronavirus ha scombinato i piani di tanti allenatori, smorzato la condizione di tanti giocatori, contribuito agli infortuni. Ma è un discorso che vale per tutti, anche per un Lione che ha terminato il suo campionato molto prima della Juventus e dopo la ripresa ha giocato solo una gara ufficiale.

Il bilancio è agrodolce, è stata una stagione difficilissima, abbiamo ottenuto un grande risultato con lo scudetto. In Champions invece è stata una delusione, uscire in questo modo in questa doppia sfida col Lione ci deve lasciare delusi” ha detto Andrea Agnelli, dopo l’amara vittoria di Champions. “Adesso ci prendiamo qualche giorno per pensare al futuro”, ha aggiunto il presidente. Un futuro che, gioco forza, riguarderà anche Maurizio Sarri. Le voci di un “Sarri out” sono ovviamente rimbalzate sui social, lo spettro di Simone Inzaghi torna a farsi presente sui media, la rabbia di chi si aspettava un cammino diverso monta, inevitabile. Zidane forse resta un sogno.

I tifosi replicano ad Agnelli: “Stagione solo amara”

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E nelle ore immediatamente successive all’eliminazione, la replica dei tifosi alle parole del presidente Agnelli non si è fatta attendere. “Finché non vanno via allenatore, dirigenti e presidente ho finito di guardare la Juve“, dicono i più delusi. Non manca però chi aggiunge: “La situazione non è nemmeno agrodolce come dice il presidente Agnelli. È solo amara, uscire agli ottavi contro una squadra come il Lione è inaccettabile“. Le colpe, secondo molti, non sono tutte da attribuire a Maurizio Sarri: “Lui non ha ancora capito come schierare la squadra, ma se i giocatori non si aiutano in campo non si conclude niente“. Continua quindi il tabù europeo della squadra che domina in Italia da nove anni: “Sono un prete e non dovrei parlare di maledizioni, ma forse per la Juve in Champions è davvero così“, la conclusione di un sacerdote-tifoso.

I motivi del fallimento: Sarri e il mondo Juve

Sarri e il mondo Juve si sono mai, davvero sentiti vicini? Probabilmente no, il tecnico toscano stesso lo aveva detto chiaramente: non aspettatevi che ripeta alla Juventus ciò che ho fatto in passato, questa è una squadra di grandi solisti. E infatti, chi si aspettava una Juve in versione Napoli, può definirsi deluso. Lo sarà anche Andrea Agnelli? E’ quello che tutti vogliono sapere, ora che il fallimento europeo è diventato realtà. La sensazione è che, finchè la coppa dalle grandi orecchie la si vede col binocolo, la dirigenza bianconera non potrà ritenersi soddisfatta. E che questa distonia Sarri-Juve percepita dai più, possa contribuire a far rivedere i piani.

Una squadra all’altezza?

La rosa della Juventus, se proprio si vogliono distribuire i motivi del fallimento, è arrivata nel momento clou della stagione senza benzina nelle gambe. Il lockdown ha influito, certo, ma la sensazione è anche che si tratti di una squadra giunta alla fine di un ciclo. Sia per età anagrafica sia a livello di stimoli. Senza contare giocatori forse non compatibili con il blasone della casacca bianconera, colpi di mercato che non hanno sortito l’effetto sperato (Rabiot – Ramsey), un’impalcatura troppo poco solida dietro la stella di CR7. E’ stata una Juve all’altezza dell’asso portoghese? Anche questa è una domanda che si dovrà fare Agnelli e forse Ronaldo stesso, la cui voglia di vincere è smisurata. Ed è stata, in parte, tarpata. In generale, tutte le fiammate juventine di questa stagione sono passate dalla verve di Cristiano, dalla genialità di Dybala quando non infortunato. Troppo poco, probabilmente.

La sfortuna

Vincere non è mai facile, è sacrosanto. E un pizzico di buona sorte non guasta mai. E Sarri, va detto, è arrivato all’appuntamento europeo dopo un tour de force impegnativo in serie A e con scelte limitate. Out Chiellini, Demiral, Douglas Costa, Dybala (entrato col Lione per pochi minuti e poi subito out). De Ligt con una spalla da operare, Pjanic con la testa a Barcellona, Higuain ormai nettamente a fine ciclo, Danilo probabilmente non all’altezza, Bernardeschi quasi mai pervenuto. La sfortuna ha giocato, anche, la sua parte. Ma se sei la Juventus, giusto o sbagliato che sia, devi essere più forte anche di quella. Oltre che del Lione.

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