Bitcoin, il mining della criptovaluta produce tonnellate di rifiuti

Ogni anno il mining dei Bitcoin produce 30.700 tonnellate di rifiuti elettronici (e-waste). Lo indicano le stime dei ricercatori Alex de Vries e Christian Stoll, consultabili nello studio pubblicato sulla rivista Resources, Conservation and Recycling. Ogni singola transazione di Bitcoin genera una quantitĂ  di rifiuti elettronici pari a 272 grammi (per fare un paragone, un iPhone 13 pesa 173 grammi). Inoltre, il processo utilizzato per estrarre la criptovaluta consuma una grande quantitĂ  di energia.

L’impatto del mining dei Bitcoin sull’ambiente

De Vries e Stoll spiegano che la vita media dei dispositivi utilizzati per il mining è di appena 1.29 anni. Ne consegue che la quantitĂ  di rifiuti elettronici causata dal processo in un anno è paragonabile a quella generata dai Paesi Bassi nello stesso periodo di tempo (contando solo le apparecchiature informatiche e di telecomunicazione). La situazione è peggiorata a causa del passaggio a chip altamente specializzati noti come ASIC (Application-specific Integrated Circuits). Quest’ultimi vanno incontro all’obsolescenza molto in fretta e non possono essere “riciclati” per svolgere altri compiti. Devono quindi essere sostituiti spesso con altri chip piĂą nuovi e potenti, così da garantire l’efficienza energetica del processo di mining.

Assenza di riciclaggio

Ma anche se gli ASIC non possono essere riutilizzati, il resto dell’equipaggiamento utilizzato per il mining dei Bitcoin è costituito da componenti in metallo e alluminio che possono essere riciclati. Tuttavia le stime indicano che a livello globale solo il 17% di tutti i rifiuti elettronici viene riciclato. Questa percentuale potrebbe essere ancora più bassa in alcuni dei Paesi in cui avviene il mining, dove in molti casi la regolamentazione degli e-waste lascia molto a desiderare.

Secondo gli autori dello studio, il mining potrebbe giocare un ruolo importante nella crisi dei semiconduttori, andando a intaccare la produzione di molti altri dispositivi elettronici. I ricercatori ritengono che una possibile soluzione al problema potrebbe essere il passaggio a un nuovo sistema di transazioni, con un impatto più limitato sull’ambiente.

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