Covid, scende l’incidenza settimanale. Stabile l’indice Rt

Nell’ultima settimana (dal 6 al 12 maggio) è calata l’incidenza settimanale a livello nazionale dei contagi di Covid in Italia. Si è passati dai 458 casi ogni 100mila abitanti della settimana precedente a 559. Per quanto riguarda l’indice Rt medio calcolato sui casi sintomatici, nel periodo compreso tra il 20 aprile e il 3 maggio è stato pari a 0,96, stabile rispetto all’ultima rilevazione. L’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero si è mantenuto al di sotto della soglia epidemica ed è sceso rispetto alla settimana precedente, passando da 0,84 a 0,91.

Covid, nessuna Regione/Pa a rischio alto

In discesa anche il tasso di occupazione in terapia intensiva, che è passato dal 3,7% (rilevazione giornaliera del Ministero della Salute al 5 maggio) al 3,4% (al 12 maggio). Nelle aree mediche a livello nazionale si è passati dal 14,5% (5 maggio) al 12,6% (12 maggio).

Tra le Regioni/Province autonome nessuna è classificata a rischio alto, mentre tre sono a rischio moderato, di cui due per molteplici allerte di resilienza. Le restanti Regioni/Province autonome sono classificate a rischio basso, anche se tredici di essere riportano almeno una singola allerta di resilienza.

La percentuale dei casi di Covid rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è rimasta quasi invariata, passando dal 12 al 13%. Lo stesso vale per quella dei casi rilevati tramite la comparsa dei sintomi (43% vs 42%) e per quella dei casi diagnosticati attraverso attività di screening (44% vs 46%).

Rasi: “Il prossimo autunno potrebbe essere problematico”

Nonostante questi dati incoraggianti, alcuni esperti continuano a invitare a tenere alta la guardia nei confronti della pandemia di Covid. La scorsa settimana, per esempio, Guido Rasi ha consigliato di non sottovalutare le sottovarianti Omicron 4 e 5. “Gli studi condotti in Sudafrica indicano che le due sub varianti hanno un vantaggio competitivo. L’estate potrebbe rallentare la marcia, ma poi potremmo ritrovarci ad affrontare il terzo autunno problematico dell’era pandemica“. Rasi ha aggiunto che i sintomi delle due sottovarianti sono un po’ diverse rispetto alla versione originale di Omicron. “ Meno colpi di tosse ma più naso che cola, meno febbre ma più spossatezza. E poi vertigini, dolore allo stomaco e all’addome, male all’orecchio. Questi sintomi non escludono però il rischio di polmoniti. Che resta elevato tra la popolazione non vaccinata”.

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