Covid, la Cina prevede 65 milioni di casi a giugno: per l’Oms l’emergenza è finita

Nonostante l’Organizzazione mondiale della Sanità abbia dichiarato la fine della pandemia di Covid-19 lo scorso 6 maggio, la Cina si prepara ad affrontare una nuova ondata di casi. Secondo Zhong Nanshan, considerato il massimo esperto cinese di malattie respiratorie, a fine giugno nel Paese si raggiungeranno 65 milioni di casi a settimana. Il picco previsto è previsto a fine giugno. A riportarlo è il Global Times, che ha citato alcune dichiarazioni di Zhong espresse in un forum scientifico tenutosi a Guangzhou.

Ma è davvero così? Sembrerebbe di sì secondo l’esperto cinese, che ha rivelato che, per contrastare la variante Xbb, presto saranno disponibili due nuovi vaccini. Ma non solo: nel mercato saranno immessi, a breve, altri tre o quattro sieri. “Nello sviluppo di vaccini più efficaci, siamo in anticipo rispetto agli altri Paesi“, ha dichiarato Zhong.

Covid-19
Covid-19 | Pixabay @padrinan

La fine della pandemia

Se la Cina si prepara a fronteggiare una nuova ondata, nel resto del mondo si abbassa la guardia. Lo scorso 6 maggio, infatti, era stato il direttore generale dell’Oms Tedros Ghebreyesus, visibilmente emozionato, ad annunciare la fine dello stato di emergenza sanitaria mondiale per il Covid-19. Nella conferenza stampa tenutasi a Ginevra, dopo tre anni e venti milioni di morti, è stata messa la parole ‘fine’ alla pandemia: tuttavia, come ha ricordato il direttore, ciò non vuol dire che sia tutto finito. “Non rifaremo gli stessi errori”, aveva promesso Ghebreyesus. 

Il Comitato Oms ha raccomandato la fine dello stato di emergenza ed io ho accettato l’indicazione. È con grande speranza che ora io dichiaro la fine del Covid-19 come emergenza sanitaria globale, ma ciò non significa che il Covid sia finito in termini di minaccia alla salute globale. Resta infatti il rischio di nuove varianti emergenti che possono causare altre ondate di casi e morti“.

Tedros Ghebreyesus
Tedros Ghebreyesus | Foto Wikimedia Commons Dipartimento di Stato Usa

Il caso a Brescia

A comprovare le parole del direttore dell’Oms, c’è stato il caso del ‘focolaio di Brescia’. Lo scorso 10 maggio, infatti, in un allevamento di visioni della provincia, è stato riscontrato un focolaio di Covid. Dopo aver riscontrato che uno dei visoni era positivo al virus, a seguito dell’ordinanza del ministro della Salute Orazio Schillaci, tutti e i 1600 animali dello stabilimento sono stati abbattuti. Un abbattimento necessario, poiché non è ancora possibile stabilire se ci sia, o meno, una cura per gli animali che contraggono il Covid. Come stabilisce il Regolamento Europeo, nei casi di accertata positività sia il soggetto malato, che tutti gli animali conviventi, devono essere abbattuti. 

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