La parosmia è un nuovo strano sintomo in aumento tra le persone che sono risultate positive al coronavirus. In particolare, i ricercatori hanno scoperto come questo non permetta di distinguere l’odore “naturale” delle cose. Non, quindi, la perdita dell’olfatto (un sintomo già riscontrato in passato in alcuni pazienti Covid), ma l’incapacità di distinguere l’odore che si sta sentendo rispetto agli altri. Il profumo naturale, dunque, diviene sgradevole, come se fosse un odore di bruciato, marcio, fecale o chimico.
Parosmia, il nuovo strano sintomo del coronavirus
La BBC è stata a prima a scoprire come il coronavirus possa comportare una distorsione dell’olfatto e del gusto, ma i casi registrati erano davvero rari. Ad oggi, sempre più pazienti positivi al coronavirus, però, presentano questo nuovo strano sintomo chiamato parosmia. A causa di questa distorsione, dunque, il dentifricio diventa nauseabondo, il vino sa di mele marce e il pane odora di petrolio.
La parosmia è collegata al danneggiamento dei neuroni ORN, che comporterebbe l’invio di un segnale sbagliato al bulbo olfattivo. Questo meccanismo mal funzionante non permetterebbe dunque di distingue gli odori “naturali” delle cose. Il segnale che raggiunge il cervello, quindi, è diverso da quello originale e ciò spiega il motivo per il quale anche la carne inizi a odorare di petrolio.
Una delle possibili cause – lontane dal Covid-19 – che possono portare allo sviluppo della parosmia è l’esposizione a solventi nocivi. Collegati a questo nuovo strano sintomo sono anche il trauma cranico, l’epilessia del lobo temporale, il morbo di Parkinson e la mancanza di dopamina.
Quanto dura la parosmia
Claire Hopkins, il presidente della British Rhinological Society, ritiene sia sbagliato pensare che la “perdita o l’alterazione degli odori causa Coronavirus sia di breve durata”. Infatti, i pazienti colpiti dalla parosmia devono attendere – nel migliore dei casi – almeno 1 o 2 settimane prima di poter tornare a distinguere chiaramente tutti gli odori “naturali”. Spesso, purtroppo, i pazienti non riescono a recuperare l’olfatto e ciò comporta diverse conseguenze sulla qualità della vita. Infatti, l’olfatto è responsabile dell’umore, aiuta la memoria e guida l’emotività.