Coronavirus, Irbm: “Test positivi, forse vaccino entro fine settembre”

La ricerca a un vaccino per combattere il coronavirus non si ferma. Sono tante le aziende che si stanno adoperando per individuare un rimedio al Covid-19 e, tra queste, c’è anche Irbm, operante nel settore della biotecnologia molecolare, della scienza biomedicale e della chimica organica.

La sperimentazione è in corso: circa dieci giorni fa sono stati vaccinati i primi 510 volontari sani. Entro fine maggio verranno sottoposti a vaccinazione 3mila volontari sani, cui se ne aggiungeranno altri 3mila. A questi verrà iniettato un vaccino placebo. Questa sperimentazione durerà fino alla fine di settembre. Se a fine settembre il candidato vaccino avrà dimostrato di non essere tossico e sufficientemente efficace, potremo dire che abbiamo il vaccino anti Covid-19“, spiega il presidente e amministratore delegato di Irbm, Piero Di Lorenzo. “In quel caso comincerà la fase di produzione e distribuzione“, aggiunge.

IRBM: “Individuare un vaccino non è impossibile”

Al momento, Di Lorenzo, in accordo con la maggioranza della comunità scientifica, tende a escludere che ci possa essere una mutazione talmente importante del virus da rendere inefficace il vaccino che è stato individuato e testato prima che arrivasse a questa mutazione.

Do per scontato che nella distribuzione mondiale entrerà un organismo sovranazionale con un accordo più o meno veloce e ufficiale in cui verranno coinvolti i governi nazionali – spiega ancora Di Lorenzo -. Non può essere diversamente. Sento dire dai miei ricercatori che non c’è una variante così importante su questo virus da rendere impossibile arrivare a individuare un vaccino“.

Anche una volta che sarà stato definitivamente individuato e approvato, però, il vaccino non sarà nell’immediata disponibilità di tutta la popolazione. In una prima fase, infatti, questo sarà riservato a quelle categorie che sono considerate più a rischio. “Le prime dosi di vaccino, man mano che verranno prodotte, verranno riservate alle persone più esposte. Si tratta delle categorie più a rischio come gli operatori sanitari o le forze dell’ordine. Successivamente, verranno messe in lista le persone più fragili, più anziane o con patologie pregresse più o meno importanti. Ma questo fa parte proprio della fisiologia dati i numeri che saranno disponibili“, conclude Di Lorenzo.

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