Un anno esatto al semestre bianco: le sfide del Governo per non cadere

Un anno esatto fa l’Italia era in una situazione politica e sociale ben diversa da questa: il 3 agosto 2019 era infatti ancora in carica il Governo gialloverde (il Conte 1) e da lì a cinque giorni si sarebbe consumata la definitiva rottura da parte di Matteo Salvini dopo quella che, giornalisticamente, è passata alla storia come la “svolta del Papeete”. Allora si discuteva di treni (c’era in ballo il voto in Parlamento sul Tav) e di immigrazione (il secondo decreto sicurezza ottenne la fiducia il 5 agosto in Senato). Dopo 366 giorni, questi due temi di attualità rimangono curiosamente sui tavoli della discussione pubblica, seppur con motivazioni e modalità diverse. Ma nel frattempo quello che è cambiato è stato il Governo (ora giallorosso) e soprattutto il fatto che si venga da ben sei mesi di stato d’emergenza (ancora non terminato) per la pandemia più grave che abbia mai colpito il mondo intero nell’ultimo secolo. La domanda è: che cosa succederà da qui a un altro anno?

Perché il tempo passa e la data del 3 agosto 2021, inizio ufficiale del semestre bianco di Sergio Mattarella non è più così lontana: se quel giorno sullo scranno di Palazzo Chigi siederà ancora Giuseppe Conte, questa maggioranza parlamentare avrà la certezza di potere muovere le danze sull’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, nel febbraio 2022. Scontentando così la coalizione di centrodestra che chiede da un anno il voto anticipato, anche con la speranza di potere lei indicare, e per la prima volta nella storia, il nuovo capo dello Stato. Ecco quindi in breve quali saranno le prospettive per Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi Uguali nel prossimo anno.

Le prospettive per il Governo Conte nei prossimi 12 mesi

In autunno si entrerà nel vivo tra i molteplici nodi politici ancora da sciogliere e dopo i quali inizierà la gestione della difficile crisi economica causata dal Coronavirus. Dopo le elezioni regionali di fine settembre, che saranno tutt’altro che una passeggiata per i partiti che sostengono il Governo (anche perché in molte regioni si presenteranno divisi) l’esecutivo dovrà presentare entro il 15 ottobre il Recovery Plan. A breve si deciderà sullo strumento parlamentare con cui avere un ruolo sulla gestione delle risorse: si va dalla Bicamerale voluta fortemente da Forza Italia alla commissione monocamerale, fino alla mozione e al voto in commissione Bilancio o in Assemblea. A fianco del Recovery Fund, arriverà la decisione sul Mes, sul quale sono sempre stati molto ostili i 5 Stelle. Dal punto di vista economico, sui tavoli ci sono ancora aperti i “casi” Autostrade (è ancora da definire il processo di cessione delle quote di Aspi da parte di Atlantia e dei Benetton), Alitalia e Ilva, che hanno origini molto lontane; nonché il dibattito sul reddito di cittadinanza e quota 100, votati un anno e mezzo fa da 5 Stelle e Lega. In attesa di progettare la nuova riforma fiscale.

La questione dell’immigrazione è tornata nuovamente al centro delle discussioni, connessa anche all’emergenza sanitaria, visti i recenti sbarchi a Porto Empedocle e Lampedusa. Nelle ultime ore la maggioranza avrebbe trovato un accordo per superare i decreti sicurezza voluti da Salvini. Resta però ancora da capire come gestire gli episodi delle navi Ong bloccate in mare in attesa di un porto sicuro concesso dal Governo. Infine, la legge elettorale; vero banco di prova di unità all’interno della coalizione governativa. Dopo l’esito (pressoché scontato) del referendum confermativo del taglio del numero dei parlamentari, si dovranno ridisegnare i collegi e soprattutto ci si orienterà verso un sistema proporzionale, come da accordo di Governo. Sempre che, nel frattempo, qualcuno non cambi idea e decida di “convertirsi” al maggioritario tanto agognato dal centrodestra. Appuntamento quindi a tra un anno, quando si spera che tante delle caselle oggi aperte saranno state chiuse. La corsa al Quirinale, di fatto, è appena cominciata.

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