Reddito di cittadinanza, le infinite contraddizioni della politica

Negli uomini, non esiste veramente che una sola coerenza: quella delle loro contraddizioni”. Lo diceva lo scrittore italiano Guido Morselli, autore di opere come “Un dramma borghese” e “Dissipatio H.G.”. Rileggendo le dichiarazioni di alcuni politici sul reddito di cittadinanza fatte nel corso degli anni risulta difficile dare torto all’autore. Se da un lato gli attuali leader dei partiti hanno dimostrato una certa coerenza nelle loro posizioni (con l’unica eccezione di Salvini, che ha da poco dichiarato di aver commesso un errore ai tempi del primo governo Conte), lo stesso non si può dire per vari altri esponenti della maggioranza e dell’opposizione.

Il cambio di rotta del Pd sul reddito di cittadinanza

Nel 2019, Graziano Delrio, allora capogruppo del Pd alla Camera, definì il reddito di cittadinanza una “misuretta” nel corso di un’intervista a Porta a Porta. Dalle sue parole emergeva la convinzione lo strumento voluto dal primo governo Conte avrebbe avuto un’incidenza relativa sulla lotta alla povertà. Poco meno di due mesi dopo, Delrio ribadì le proprie posizioni nel corso della sua dichiarazione di voto finale sul reddito di cittadinanza e quota 100. “Non sconfiggerete la povertà”, dichiarò al termine di un lungo discorso in cui mise in luce i punti deboli dei due provvedimenti.

Ieri, lunedì 6 settembre 2021, Delrio ha scritto su Twitter che “il #RedditoDiCittadinanza sostiene famiglie in gravi difficoltà, persone che non possono lavorare. Intanto aumenta il numero di chi non ce la fa. Va migliorato e aumentato lo sforzo per uscire dalla povertà col lavoro. Proporre di abolirlo rimuove i problemi, non li risolve”. Tra le risposte al suo post non mancano anche le punzecchiature di chi ha notato delle notevoli contraddizioni con quel che sosteneva in passato.

Zingaretti definì il reddito di cittadinanza “una pagliacciata”

Anche Nicola Zingaretti, ex segretario del Pd, fu uno dei principali oppositori del reddito di cittadinanza. Nel corso di un’intervista a Omnibus, su LA7, il presidente della regione Lazio definì la misura una “pagliacciata” e propose di investire le risorse sul reddito di inclusione (Rei). Già solo nel 2020 la posizione di Zingaretti sull’argomento divenne più morbida. Pur continuando a ritenere il reddito di cittadinanza inadatto a sostituire “il tema delle politiche per il lavoro”, l’allora segretario del Pd arrivò a definirlo “un ottimo strumento di lotta alla povertà” nel corso del seminario dem nell’abbazia di San Pastore a Contigliano.

Col passare degli anni, il Pd ha dimostrato un’ostilità sempre minore nei confronti del reddito di cittadinanza e ora si sta battendo per evitare che non venga eliminato del tutto (come vorrebbe Renzi), ma solo migliorato. È una posizione che emerge non solo dalle recenti dichiarazioni di Enrico Letta, ma anche dalla reazione di Andrea Orlando al paragone che Giorgia Meloni ha tracciato tra la misura e il metadone. “Chi usa queste metafore probabilmente non si rende conto di che cos’è la povertà”, ha affermato il ministro del lavoro. “Credo che ci siano delle modifiche da fare, ma penso anche che per l’Italia sarebbe un passo indietro tornare a essere uno dei pochi Paesi a non avere uno strumento di contrasto alla povertà”.

Il passo indietro di Salvini sul reddito di cittadinanza

Il reddito di cittadinanza così mi convince, lo farei anche se fossi al governo da solo”: lo dichiarò Matteo Salvini a Nemo, su Raidue, nel novembre del 2018. “L’emergenza per me in Italia è pagare meno tasse. All’inizio avevo mille dubbi, distribuire dei soli a qualcuno a tempo indeterminato mi pareva un incentivo a restarsene a casa, darli a chi ha perso il lavoro obbligandolo ad accettare delle offerte mi sembra una cosa intelligente”, aggiunse nella stessa occasione il leader della Lega.

Mettendo a confronto queste dichiarazioni con quelle degli ultimi giorni risulta evidente che nel corso degli anni l’opinione di Salvini sul reddito di cittadinanza è cambiata drasticamente. “Il reddito di cittadinanza si è rivelato sbagliato”, ha ammesso di recente. “Lo abbiamo votato, ma riconoscere un errore è segno di saggezza. Proporrò un emendamento alla manovra per destinare alle imprese questi soldi”. Il leader della Lega ha specificato che il suo non vuole essere un attacco a qualcuno “è che sono dieci miliardi che hanno creato solo lavoro nero. È un provvedimento che non funziona”.

La dichiarazione controversa di Giorgetti

Ma se nel 2018 l’opinione di Salvini sul reddito di cittadinanza era positiva, lo stesso non si può dire di quella di Giancarlo Giorgetti. Ecco cosa dichiarò l’attuale ministro dello sviluppo economico nel corso di un dibattito con Giorgia Meloni su sovranismo e populismo. “Il programma elettorale del M5S al Sud ha registrato larghi consensi, probabilmente anche perché era previsto il reddito di cittadinanza. Magari è l’Italia che non ci piace, ma con cui dobbiamo confrontarci e governare”. In un’altra occasione, Giorgetti sottolineò come il reddito di cittadinanza avesse delle “complicazioni attuative non indifferenti. Se riuscirà a produrre posti di lavoro, bene. Altrimenti resterà un provvedimento fine a se stesso”.

“L’occasione mancata” di Renzi

Pur essendo sempre stato contrario al reddito di cittadinanza, nel dicembre del 2019 Matteo Renzi votò a favore della conferma della misura durante l’approvazione della Legge di Bilancio. Una scelta dettata, con ogni probabilità, da ragioni molto differenti da un improvviso cambio di opinione, ma che vale comunque la pena menzionare in questa analisi. Il leader di Italia Viva non ha mai nascosto la propria ostilità nei confronti del reddito di cittadinanza e negli ultimi mesi ha fatto parecchio discutere la sua proposta di un referendum per abolirlo.

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