Migranti, slitta l’intesa sul Patto Ue: tensione tra Roma e Berlino sulle Ong

Non si placa la tensione tra Berlino e Roma sulle navi Ong impegnate nel salvataggio di migranti in mare. Tanto da congelare il negoziato, in corso a Bruxelles, sul testo del regolamento sulla gestione delle crisi migratorie, l’ultimo tassello legislativo del Patto migrazione e l’asilo.

Ieri al Consiglio dei ministri dell’Interno dell’Ue, in un’inversione delle parti, la Germania ha dato l’ok alla proposta di compromesso della Spagna (presidente di turno) mentre Roma ha frenato e messo in pausa l’accordo. “Nessun via libera affrettato, il testo va approfondito”, hanno fatto sapere da Palazzo Chigi.

Il regolamento Ue, l’Italia prende tempo

La proposta di regolamento, già emendata dal Parlamento europeo, prevede in determinati casi di emergenza una forma di solidarietà obbligatoria, con la redistribuzione dei migranti irregolari fra gli Stati membri o, in alternativa, contributi finanziari ai Paesi più esposti ai flussi migratori.

A far saltare l’intesa, gli emendamenti concordati a Berlino tra i partiti del governo “semaforo”. A non piacere all’Italia in particolare la parte relativa alle misure contro chi utilizza i flussi migratori come un’arma ibrida (come accaduto di recente al confine tra Bielorussia e Polonia). Si fa riferimento solo ai “Paesi terzi” ma non alle Organizzazioni non governative. L’Italia invece vuole che ci sia un esplicito riferimento alle Ong.Se manca, non so se possiamo accettare questo testo”, è stata la posizione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

Si tratta di quegli stessi enti a favore dei quali la Germania nei giorni scorsi ha stanziato fondi dal bilancio federale affinché effettuino attività di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo centrale, a ridosso delle acque territoriali libiche o tunisine e trasportino poi sempre e solo in Italia i migranti raccolti“, hanno spiegato da Roma alludendo al finanziamento confermato nei giorni scorsi da Berlino a favore di alcune organizzazioni umanitarie.

Altro punto che non convince l’Italia sono le garanzie per la tutela dei richiedenti asilo, in caso appunto di crisi, con particolare attenzione ai minori.

Proprio da Berlino, dove ha incontrato l’omologa tedesca Annalena Baerbock, il ministro degli Esteri e vice premier Antonio Tajani ha precisato che l’Italia non ha detto “no” alla proposta. Piantedosi “ha preso del tempo per un esame più approfondito dal punto di vista giuridico”.

“Intesa nei prossimi giorni”

La commissaria Ue agli Affari interni Ylva Johansson e il ministro spagnolo, a microfoni aperti, dal canto loro si sono detti ottimisti e soddisfatti dei passi avanti fatti, assicurando che “non ci sono grandi ostacoli” all’intesa che dunque verrà raggiunta “nei prossimi giorni”.

L’emergenza a “Lampedusa conferma che il Patto sui migranti è una sfida che richiede sforzo, flessibilità, generosità, da parte di tutti”, ha però avvertito la presidenza iberica.

Migranti nell'hotspot di Lampedusa
Foto | ANSA/CIRO FUSCO – Newsby.it

Ora il lavoro torna nelle mani degli sherpa. Gli ambasciatori Ue si riuniranno sul dossier già nei prossimi giorni. L’obiettivo è arrivare al più presto a un accordo per riprendere i negoziati con il Parlamento europeo.

La Commissione Ue ha esortato gli Stati membri a trovare un’intesa. “Ci stiamo avvicinando al grande accordo di cui l’Europa ha bisogno dopo molti anni di fallimenti”, ha detto la vicepresidente Margaritis Schinas. “Dobbiamo privare i demagoghi e i populisti dell’argomentazione secondo cui l’Europa non può risolvere il problema delle migrazioni”, ha aggiunto col pensiero già proiettato alle elezioni europee del prossimo anno.

I numeri per l’approvazione

I numeri per l’approvazione, anche senza l’Italia, non dovrebbero mancare, ha chiarito il ministro dell’Interno spagnolo Fernando Grande Marlaska. “C’è una chiara maggioranza sul regolamento per gestire le crisi migratorie per cui affiderò agli ambasciatori degli stati presso la Ue il dossier affinché esplori il mandato per negoziare con il Parlamento europeo”.

La maggioranza qualificata (55% dei Paesi che rappresentino il 65% della popolazione dell’Ue) insomma sembra a portata di mano malgrado l’opposizione certa di Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Austria.

Budapest in particolare ha ribadito la netta opposizione al regolamento: “Aprirà più porte e consentirà a più migranti irregolari di entrare nell’Ue, funzionerebbe come una calamita. Non possiamo accettarlo, perché significa che saranno i trafficanti ad avere le decisioni nelle loro mani“.

Le Ong tedesche nel Mediterraneo

A rinfocolare la tensione tra Roma e Berlino, la notizia che è iniziata a circolare mentre a Bruxelles era in corso il vertice: sette navi gestite dalle Ong battenti bandiera tedesca dispiegare nel Mediterraneo, incluse quattro in area Sar (ricerca e soccorso) di competenza italiana.

Un fatto che “conferma la nostra preoccupazione”, è la linea ribadita oggi da Tajani in un’intervista a La Repubblica. “Mi pare veramente strano e preoccupante. Nel giorno in cui si avanza una proposta si fanno arrivare tutte queste navi. È una coincidenza? Cosa c’è dietro?”, si è chiesto il capo della Farnesina.

In realtà la notizia, rilanciata ampiamente dai media, è infondata, come ha documentato il giornalista di Radio Radicale Sergio Scandura, mostrando sulla piattaforma X la tracciatura del traffico marittimo di Vesselfinder.

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