Manovra, prima riunione dopo la pausa estiva: cosa chiedono i partiti di maggioranza

Come ampiamente annunciato, il piatto forte del primo Consiglio dei ministri post vacanze è stata la Manovra 2024, con la premier Giorgia Meloni a mettere subito le cose in chiaro. La coperta è corta e vanno evitati sprechi e inefficienze, come “il disastro del Superbonus 110%” del governo Conte 2 che ha “consentito la più grande truffa ai danni dello Stato”, è stato il messaggio consegnato al Cdm a caccia di risorse – al momento “poche” – per la prossima legge di Bilancio.

Il margine di manovra dell’Italia, ha precisato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, dipenderà da se e come cambieranno le nuove regole di bilancio e di governance europea con i negoziati in corso Bruxelles  sulla riforma del Patto di Stabilità. E per fare cassa il ministro non ha escluso la strada delle privatizzazioni, sollecitata da Forza Italia ma bocciata dalla Lega, perché “potrebbero esserci partecipazioni da cui è necessario disinvestire”.

Meloni: “Una Manovra seria, per la crescita e i più deboli”

La legge di Bilancio entrerà nel vivo dopo la riunione di maggioranza in programma il 6 settembre. Ma da subito la presidente del Consiglio ha voluto piantare i primi paletti, all’insegna della prudenza. Deve essere una manovra “seria, per supportare la crescita, aiutare le fasce più deboli, dare slancio a chi produce e mettere soldi in tasca a famiglie e imprese”.

Allo stesso tempo la Manovra dovrà essere politica, ha precisato Meloni. “Dobbiamo consolidare la direzione” del taglio del cuneo fiscale, “un provvedimento concreto che arriva ogni mese nella busta paga”, e degli interventi a favore della famiglia, con l’obiettivo di contrastare la denatalità. Il caro-energia invece per Giorgetti non è una priorità al momento: “Gli sgravi torneranno di attualità nella misura in cui i prezzi di gas e elettricità lo consiglieranno”.

Lo scenario sarà più chiaro quando l’esecutivo varerà la Nadef, la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Def), che delinea lo scenario macroeconomico. Entro il 27 settembre l’esecutivo guidato da Meloni dovrà presentarlo alle Camere.

I desiderata dei ministri valgono oltre 40 miliardi

Palazzo Chigi e ministero dell’Economia stanno esaminando i desiderata dei vari ministeri, che complessivamente supererebbero i 40 miliardi, ben oltre i 30 miliardi di cui si è parlato finora.

La presidente del Consiglio ha però esortato i colleghi della maggioranza a tenere “i piedi ben piantati a terra” perché “la congiuntura si sta facendo più difficile, a partire dal rallentamento dell’economia tedesca che si ripercuote in tutta la Ue e sul nostro tessuto industriale”. Perciò “le risorse disponibili devono essere usate con la massima attenzione”.

Le priorità di Fratelli d’Italia

Fratelli d’Italia punta a un pacchetto natalità. Allo studio ci sono gli aiuti alle famiglie con più di tre figli, agevolazioni per chi assume mamme e un bonus per il secondo figlio. Potrebbe richiedere più tempo invece il quoziente familiare, una misura, molto costosa, fortemente voluta da FdI, che consentirebbe di applicare le imposte all’intero reddito familiare e non a quello dei singoli componenti, in modo da ridurre le tasse ai nuclei più numerosi.

Le richieste della Lega

La Lega spinge per una mini-Quota 41 solo contributiva e vorrebbe ritoccare all’insù il deficit programmatico (fissato al 3,7% dalla Ue per il 2024) per guadagnare margini di manovra. Poi c’è la flat tax per le partite Iva con l’idea di andare oltre la soglia degli 85mila euro e la detassazione delle tredicesime. Altra priorità sono i fondi per le grandi opere – in particolare il ponte sullo Stretto – che la Lega vorrebbe scomputare dal deficit

 

Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti
Foto Alanews – Newsby.it

Le proposte di Forza Italia

Per Forza Italia il primo obiettivo resta l’aumento delle pensioni minime, con l’innalzamento per gli over 75 a 700 euro. Il partito guidato da Antonio Tajani vuole poi alleggerire il provvedimento sugli extraprofitti delle banche, rendendo la tassa deducibile, una tantum e non applicata ai piccoli istituti sul territorio. Negli ultimi tempi FI ha poi rilanciato il tema delle privatizzazioni dei servizi pubblici. A cominciare dalla gestione dei porti affidata ai privati. Proposta seccamente respinta dal Carroccio di Matteo Salvini.

Le (poche) risorse a disposizione: 7-9 miliardi di euro

Mentre si moltiplicano le richieste dei parti in seno alla maggioranza di centrodestra, le risorse restano poche. Finora quelle disponibili si fermano a 7, massimo 9, miliardi di euro, sommando ai 4,5 miliardi ricavati in deficit dal Def, i 2-2,5 miliardi attesi dalla nuova tassa sugli extraprofitti delle banche. Altri 2 miliardi dovrebbero arrivare dai risparmi dell’assegno unico, mentre un aiuto è atteso dalla minor spesa per il caro-energia che l’anno scorso aveva assorbito due terzi della legge di Bilancio.

No a nuovo deficit

Di certo è difficile si possa ricorrere a nuovo deficit. Tutto dipenderà da come andranno i negoziati in corso a Bruxelles sul nuovo Patto di Stabilità, con l’Italia che punta a raggiungere un accordo entro l’anno in modo che da gennaio scattino le nuove regole, scongiurando il temuto ritorno ai vecchi vincoli.

Tim, “Controllo strategico della Rete”

Come previsto, il Cdm ha approvato il decreto legge su Tim per assicurare le risorse finanziarie e un Dpcm che autorizza il ministero dell’Economia a entrare nella Netco con una quota di minoranza, “compresa tra il 15 e il 20 per cento, con un esborso massimo di 2,2 miliardi”, come si legge nel comunicato di Palazzo Chigi.

Per Meloni si tratta di “un primo passo, ma finalmente possiamo dire che in Italia c’è un Governo che su un dossier così importante si attiva a difesa dell’interesse nazionale” per “assume il controllo strategico della rete di telecomunicazioni e salvaguardare i posti di lavoro”.

Migranti, “Numeri preoccupanti ma l’accoglienza regge”

Il Consiglio die ministri di ieri ha dovuto affrontare anche lo spinoso dossier immigrazione, con gli arrivi ormai incessanti sull’isola di Lampedusa e i sindaci sul piede di guerra.

“C’è un dato innegabile sui migranti: dall’inizio dell’anno al 28 agosto si è registrato un aumento del 103% degli arrivi via mare rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”, ha detto il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano nella conferenza stampa al termine del Cdm, spiegando che i numeri delle partenze – “oggettivamente preoccupanti” – sono determinati da fattori come “l’aumento delle crisi nei Paesi di provenienza”

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi dal canto suo ha voluto rassicurare sul sistema dell’accoglienza che, ha detto, “sta reggendo” anche grazie alla “collaborazione che i territori ci stanno dando non senza difficoltà, di cui ci stiamo facendo carico”.

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