Governo, maggioranza divisa su terzo mandato e ballottaggi ma compatta sulla giustizia

La richiesta del Carroccio relativa al terzo mandato ai governatori trova ancora un muro del centrodestra. Bocciato anche l’emendamento sull’eliminazione del ballottaggio per i sindaci.

Persa (per ora?) la battaglia sul terzo mandato e sull’eliminazione del ballottaggio nell’elezione dei sindaci, la Lega e gli alleati si compattano invece intorno alla questione della giustizia: lunedì Giorgia Meloni, durante una riunione a Palazzo Chigi con Carlo Nordio, ha proposto di accelerare la separazione delle carriere dei magistrati e la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura.

Sull’eliminazione del ballottaggio per i sindaci nei comuni sotto i 15.000 abitanti

Oltre all’emendamento sul terzo mandato, un’altra proposta della Lega riguarda il ballottaggio dei sindaci nei Comuni con meno di 15.000 abitanti, che avrebbe consentito l’elezione al primo turno per chi supera il 40% dei voti. Tale proposta non è piaciuta a Fratelli d’Italia e a Forza Italia, ed è stata definita “un blitz a tre mesi dal voto, uno sfregio alle più basilari regole democratiche” dalla segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, venendo infine bocciata anche dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci).

Antonio Tajani, Giorgia Meloni e Matteo Salvini
Da sinistra: il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, il Premier Giorgia Meloni, il Ministro dei Trasporti Matteo Salvini, il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida | @palazzochigi

Il presidente Antonio Decaro, sindaco di Bari, ha commentato: “Non crediamo che si possa ipotizzare uno stravolgimento della legge sull’elezione diretta dei sindaci senza coinvolgere i comuni”, sottolineando l’importanza della “leale collaborazione tra istituzioni”. Di conseguenza, il governo ha invitato la Lega a ritirare la proposta, e questa ha accettato di trasformarla in un ordine del giorno. “Riteniamo che, a due mesi dal voto, sarebbe scorretto insistere su questo tema. Tuttavia, era importante sollevare la questione”, ha sintetizzato il capogruppo leghista al Senato, Massimiliano Romeo.

La battaglia sul terzo mandato continua

Nel frattempo, dal partito di Salvini è arrivato un avvertimento: la battaglia sul terzo mandato continua. Ritentare dopo il rifiuto in commissione è stata una scelta di coerenza, secondo quanto affermato da Via Bellerio, e non è stata una mossa contro il governo. Quindi, al prossimo provvedimento utile, i leghisti torneranno all’attacco. “Ora – ragionano i leghisti – i nostri alleati sono contrari, ma potrebbero cambiare idea in futuro, trovando un modo per raggiungere un compromesso”. Tra le possibili ipotesi valutate dal centrodestra alla ricerca di un compromesso, vi è anche quella di estendere il limite dei mandati da due a tre, ma non per i governatori attualmente in carica, anche se questo non accadrà prima delle elezioni europee. Nelle prossime settimane, il tema della giustizia sarà al centro dell’attenzione.

Meloni convoca Nordio

Dopo il Consiglio dei ministri di lunedì, Meloni ha convocato infatti convocato Nordio, il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, i sottosegretari Andrea Delmastro e Andrea Ostellari, e i presidenti delle commissioni Giustizia di Camera e Senato, Ciro Maschio e Giulia Bongiorno. Questa riunione è stata rivelata dalla stessa presidente del Consiglio, in risposta alle domande sul rapporto con il Guardasigilli, che nei giorni precedenti aveva dovuto accettare lo stop all’idea di una commissione d’inchiesta sul caso dossieraggi proveniente da Palazzo Chigi. “Abbiamo discusso di tutti gli argomenti”, ha concluso la premier, mentre Nordio ha successivamente negato qualsiasi disaccordo: “Non c’è alcuna distanza…”. In sintesi, l’input di Meloni è stato che “è giunto il momento delle riforme”, come riferiscono diversi partecipanti alla riunione di lunedì, che ha segnato un’accelerazione sulle questioni della separazione delle carriere dei magistrati e della riforma del Csm.

 

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