Elezioni, la mafia non esiste (solo nei programmi dei candidati)

Mentre la campagna elettorale per le amministrative del 3 e 4 ottobre entra nel vivo, gli elettori iniziano a interrogarsi su quali siano le priorità dei principali candidati. E, da Milano a Napoli, passando per Roma e altri grandi centri, da un’analisi dei programmi elettorali sembra proprio che la mafia non sia una di queste.

Verdelli: “La mafia sentitamente ringrazia”

A notarlo è stato anche il giornalista Carlo Verdelli, già direttore del quotidiano La Repubblica ed editorialista del Corriere della Sera. “La mafia non c’è più! – ha scritto su Twitter –. E quindi combatterla non serve. Infatti in questa campagna elettorale non se ne parla o pochissimo. L’abbiamo sradicata a sua insaputa. E lei, la mafia, mai così attiva e fiorente nel suo operare nell’ombra della ripartenza italiana, sentitamente ringrazia”.

Arresti e condanne in tutta Italia

Una mancanza non di poco conto, se pensiamo agli episodi che quotidianamente la cronaca ci racconta. È notizia di ieri, ad esempio, la condanna di una quarantina di affiliati al clan Casamonica, attivo nella periferia Est della Capitale. I giudici del Tribunale di Roma hanno riconosciuto l’esistenza di un’associazione si stampo mafioso per il clan di origini sinti, attivo nei business dell’usura e delle estorsioni.

Sempre ieri, a Catania, i carabinieri hanno invece sgominato un’organizzazione dedita allo spaccio di droga e vicina alla famiglia Zuccaro, organica al clan Santapaola-Ercolano di Cosa nostra. Nell’attività – hanno ricostruito gli inquirenti – erano coinvolti anche bambini di dieci anni.

A poche centinaia di chilometri di distanza, nel Palermitano, carabinieri e Guardia di Finanza hanno invece arrestato dieci persone in un’operazione antimafia contro l’usura. Tra i reati contestati troviamo quello di concorso esterno in associazione mafiosa; mentre in manette è finito un 75enne ex capo mandamento di Bagheria.

Business della ripartenza post Covid

Tutto ciò solo nella giornata di ieri. Eppure i temi dell’antimafia e della legalità faticano a trovare spazio nei programmi elettorali e nelle dichiarazioni pubbliche dei candidati. Ad aggravare la situazione, come ricorda Verdelli, c’è anche il fattore ripartenza del Paese nel post pandemia. Settore che nasconde un business capace di attirare l’attenzione dei clan, attratti dagli ampi margini di guadagno.

Basti pensare alle migliaia di rivoli del Recovery Fund, un vero e proprio fiume di denaro che l’Europa verserà nelle casse italiane nei prossimi anni. E che ovviamente fanno gola alla criminalità organizzata 2.0. Un motivo in più, dunque, per prestare maggiore attenzione al tema e per risvegliare la politica dal torpore. Prima che sia troppo tardi e si debba correre ai ripari.

Milano, l’appello di Wikimafia

Dove non arrivano i politici, però, arriva il tessuto associativo. Ne è un esempio Wikimafia, promotrice della “Libera Enciclopedia sulle Mafie”, che a Milano ha lanciato la call to action ‘Milano Capitale Antimafia’ ai candidati sindaci e consiglieri dopo aver denunciato pubblicamente l’assenza del contrasto al potere mafioso nei programmi elettorali e nel dibattito politico.

Nel capoluogo lombardo sono attenzionate soprattutto le opere del Pnrr e le Olimpiadi di Milano-Cortina 2016. Due trampolini di lancio per la mafia, in particolare per la ’ndrangheta, che in Lombardia ha messo radici da decenni. Ecco perché, mai come ora, è necessario agire.

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