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“Questo è ora uno dei compiti chiave per il nostro Stato: coinvolgere il mondo nell’attuazione concreta dei punti della formula di pace“. Lo ha dichiarato Volodymyr Zelensky, il leader dell’Ucraina, durante il suo ultimo discorso serale alla nazione. “Permettetemi di ricordarvi che la formula della pace si compone di dieci punti: dalla sicurezza nucleare al ripristino dell’integrità territoriale del nostro Stato, dalla sicurezza energetica al ritorno di tutti i prigionieri di guerra e deportati detenuti sul territorio della Russia“, ha aggiunto. “Dobbiamo restituire la bandiera ucraina a tutte le città e comunità dell’Ucraina, dobbiamo garantire la reale responsabilità dello stato terrorista per questa guerra e dobbiamo garantire la sicurezza di tutte le generazioni di ucraini dopo la fine di questa guerra“, ha concluso Zelensky.
Ucraina, Kuleba: “Non è ancora il momento della mediazione”
Parlando con i giornalisti in seguito a una missione organizzata dall’ambasciata ucraina presso la Santa Sede, Dmytro Kuleba, il ministro degli Esteri ucraino, ha dichiarato che il Vaticano potrebbe aiutare la mediazione tra la Russia e l’Ucraina, ma non è ancora arrivato il momento giusto per farlo. Ha aggiunto che chiunque voglia aiutare questo processo, “non può essere neutrale“, non può mettere i due Stati sullo stesso piano. “Non si può insistere sul concetto di fratellanza, non siamo fratelli, questa è la storia di Caino e Abele“. Kuleba ha però sottolineato che le ultime parole del Papa, assieme alla sua commozione, sono arrivate dritte “al cuore degli ucraini“.
“Il 2 ottobre il Papa ha detto a Putin di fermare la guerra e a Zelensky di essere aperto a proposte“, ha ricordato Kuleba. “Questo mettersi da entrambe le parti non è stato d’aiuto. Va bene richiamare Putin, ma se chiedi a Zelensky di essere aperto a proposte di pace, stai dicendo che Zelensky non è aperto alla pace e ha bisogno che qualcuno glielo dica. Questo non è vero. L’Ucraina vuole pace“.
