Terremoto in Marocco, Rabat accetta aiuti solo da quattro Paesi. Le vittime salgono a oltre 2mila

Mentre si continua a scavare, anche a mani nude, tra le macerie del Marocco colpito dal terremoto, il bilancio delle vittime si aggrava. Finora sono oltre 2.100 i morti, 2.400 i feriti, molti dei quali gravi.

Nella tragedia c’è spazio anche per le polemiche. Fa discutere infatti la scelta del Paese piegato dal sisma di magnitudo 6.8 di accettare “in questa fase specifica” l’aiuto delle squadre di soccorritori solo da quattro Paesi, Spagna, Regno Unito,  Emirati Arabi Uniti e Qatar.

Il ministero degli Interni marocchino ha chiarito che la decisione è stata presa sulla base di una “valutazione precisa” dei bisogni e “tenendo conto che la mancanza di coordinamento in tali situazioni potrebbe essere controproducente”.

In ogni caso, il governo non esclude di chiedere aiuto, se necessario, anche a altri Paesi: “Con l’avanzamento delle operazioni di intervento, la valutazione dei possibili bisogni potrebbe evolversi, il che consentirebbe di sfruttare le offerte di sostegno presentate da altri Paesi amici, secondo le esigenze specifiche di ogni fase”.

Da molti Paesi infatti è già partita la gara di solidarietà, inclusa l’Italia che, tramite il ministro degli Esteri Antonio Tajani, si è detta pronta a inviare aiuti e team sanitari.

Il caso che fa più discutere è quello di Parigi, considerati i legami storici e le relazioni politiche e diplomatiche con l’ex colonia. Il presidente francese Emmanuel Macron ha subito espresso la disponibilità del Paese a collaborare “se il Marocco decide che è utile”. Secondo quanto riportato dal quotidiano Le Figaro, quattro cittadini francesi sono morti e altri 15 sono rimasti feriti nel terremoto.

La linea di Rabat è stata fortemente criticata dal presidente di Medici senza frontiere Francia, Arnaud Fraisse: “Normalmente avremmo preso un aereo che decollava da Orly un minuto dopo il sisma. Purtroppo non abbiamo ancora l’accordo del governo marocchino”.

Rientrati i primi italiani a Fiumicino

Intanto ieri sono rientrati a Roma i primi italiani.Ci è andata bene. Eravamo in albergo a Casablanca quando c’è stato il terremoto e pensare che il giorno prima eravamo proprio a Marrakech dove eravamo andati per visitare la Mecca“, è una delle testimonianze raccolte all’aeroporto di Fiumicino.

Finora l’ambasciata a Rabat, in raccordo con l’Unità di crisi della Farnesina, ha fornito supporto a oltre 500 connazionali, ha informato il ministero degli Esteri italiano.

Soccorritori tra le macerie del terremoto che ha colpito Marrakech, in Marocco
Foto | EPA/MOHAMED MESSARA – Newsby.it

Onu, oltre 300mila persone a Marrakech hanno bisogno di aiuto

Sono più di 300mila persone nella regione di Marrakech e nei dintorni hanno bisogno di aiuto, ha fatto sapere l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), sottolineando che “sta monitorando attentamente la situazione ed è pronto a fornire supporto”.

Terza notte in strada a Marrakesh per migliaia di sfollati

Migliaia gli sfollati che per la terza notte consecutiva dal devastante sisma dormono all’addiaccio. A Tinsmiths Square, da cui si accede al quartiere ebraico di Marrakesh, sacchi a pelo, coperte, cartoni sono diventati giacigli improvvisati di intere famiglie, con bambini e anziani, che hanno perso tutto o che non possono rientrare nelle case inagibili tra i vicoli pieni di macerie.”Le nostre case, quelle non distrutte, potrebbero crollare da un momento all’altro. Siamo nel caos“, dicono.

Nuova scossa a Marrakech

La terra intanto continua a tremare. Un’altra scossa di terremoto di magnitudo 3.9 ha colpito ieri mattina attorno alle 10, ora locale Marrakech, nella stessa area in cui è stato registrato il sisma di venerdì notte. L’ipocentro del terremoto odierno è stato localizzato ad una profondità di 10 chilometri.

Il sindaco del Comune epicentro del sisma: “Solo cumuli di macerie”

Sono il sindaco di un Comune che non c’è più e sono qui a scavare con le mani e con ogni mezzo, nella speranza di trovare vivo qualcuno“. La testimonianza di Abdelrahim Aid Douar, il sindaco di Tata N’Yaacoub, il Comune dove ha avuto epicentro il sisma, dà la misura della devastazione provocata dal terremoto.

Del comprensorio fanno parte 28 tra Paesi e piccoli villaggi, tra cui Ighil e Imlil. “Quelli che ho visto sono ridotti a cumuli di macerie“, ha spiegato il 34enne.

La strada per raggiungerli, a 120 chilometri da Marrakesh, è interrotta in più punti. “I soccorsi sono resi difficili dal fatto che quando cerchiamo di creare nuovi accessi, si aprono voragini. Non c’è elettricità e gli elicotteri non possono lavorare di notte”.

A Ighil mancano all’appello quasi 5mila abitanti e altri 2mila nella zona circostante, sparsi tra case coloniche e villaggi. “Oggi abbiamo cominciato a seppellire i cadaveri, in una zona destinata allo scopo, perché persino i cimiteri sono spariti, inghiottiti dalla terra o sepolti dalle macerie”, ha raccontato il primo cittadino. Tra quei morti ci sono anche i suoi parenti. “Di Imlil resta la moschea in cemento armato e una manciata di abitazioni, le più recenti. Tutto il resto è uno strazio“.

Si continua a scavare senza sosta, in una corsa contro il tempo, con le mani soprattutto e ma anche con gli escavatori che sono scampati alla furia del terremoto più devastante degli ultimi sessant’anni.

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