Russia, Putin avrebbe il Parkinson: sue dimissioni all’inizio del 2021?

Il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, avrebbe in programma di dimettersi all’inizio del prossimo anno a causa delle sue condizioni di salute. È quanto hanno affermato fonti di Mosca del tabloid inglese The Sun. Alcuni osservatori hanno riferito che un recente filmato rivelatore mostrerebbe che il capo dello Stato russo avrebbe i possibili sintomi del morbo di Parkinson. Altre fonti riferiscono che la sua ex compagna, la 37enne ginnasta Alina Kabaeva, lo starebbe implorando di lasciare il potere.

In alcuni video in cui compare Putin, in molti hanno notato che le sue gambe sembravano in costante movimento e che sembrerebbe provare dolore mentre si aggrappa al bracciolo di una sedia. Si vede, inoltre, anche che le sue dita tremano mentre il presidente della Russia tiene in mano una penna e stringe una tazza che conterrebbe dei farmaci antidolorifici.

La smentita del portavoce di Putin: “Sciocchezze, il presidente è in ottima salute”

Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha definito “sciocchezze” le indiscrezioni pubblicate dal tabloid britannico ‘The Sun‘ sulle possibili dimissioni del presidente russo, Vladimir Putin. “Non c’è molto da commentare qui. Questa è una totale assurdità. Il presidente sta bene e la sua salute è eccellente, ha detto Peskov ai giornalisti durante il briefing con la stampa. E a un’ulteriore domanda sulle intenzioni di Putin di dimettersi, il portavoce ha risposto con un secco “no”.

Le speculazioni sulle possibili dimissioni del presidente russo si sono intensificate dopo che è stata presentata in parlamento la legge che gli consentirebbe di assumere la carica di senatore a vita una volta terminato il mandato presidenziale. Alla Duma, camera bassa del Parlamento russo, è stata depositata una bozza di legge in cui viene garantita l’immunità totale non solo al presidente in carica, ma anche agli ex presidenti. I quali non possono essere perseguiti, incriminati, perquisiti o interrogati. La norma inoltre introduce un meccanismo di revoca dell’immunità, che coinvolge il Parlamento, la Corte Suprema e una commissione, solo nel caso di accuse di tradimento o altri reati gravi.

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