Pechino 2022 e il rischio di una Olimpiade “da incubo”

Mancano pochi giorni al 4 febbraio 2022, data d’inizio delle Olimpiadi invernali di Pechino. Mentre gli atleti iniziano ad arrivare al villaggio olimpico, emergono anche le prime preoccupazioni legate al fattore sicurezza. A intimorire non è solo il coronavirus, che già aveva creato molti grattacapi ai Giochi di Tokyo, ma anche la questione privacy. Inoltre, pur di garantire lo svolgimento regolare della competizione, il governo di Pechino si è dimostrato pronto a ricorrere a misure estreme. In questo clima si inseriscono anche le accuse di violazione dei diritti umani che vari Paesi hanno rivolto alla Cina.

Le misure di sicurezza anti-Covid a Pechino 2022

Procedendo con ordine, la questione più evidente è quella legata all’emergenza Covid. Dai video diffusi finora, tra cui quello pubblicato sui social da Valentina Marchei, emerge che a Pechino i controlli sono estremamente rigorosi. Il personale addetto ai tamponi è coperto da capo a piedi e tutte le persone coinvolte sono tenute a sottoporsi a un test ogni giorno. Nelle scorse settimane, inoltre, il governo nazionale ha fatto di tutto pur di estinguere un’ondata di infezioni da coronavirus in tutto il Paese, arrivando a mettere in lockdown milioni di persone nelle città di Xi’an e Yuzhou. I funzionari di Pechino hanno anche esortato i residenti a non andarsene durante le vacanze del 31 gennaio, iniziate lunedì 31 gennaio.

Tutti gli atleti che risulteranno positivi al Covid dovranno restare in isolamento in albergo. Finora si sono registrati 37 casi di Covid, 28 dei quali identificati tramite i controlli agli arrivi i aeroporto di sabato e domenica. Gli altri 9 erano già stati isolati. Per garantire la sicurezza di tutti, le Olimpiadi Invernali si svolgeranno all’interno di apposite “bolle”, create per separate gli atleti e i team dal pubblico.

L’Fbi e i timori per la privacy e il cybercrime

Anche la questione privacy desta delle preoccupazioni. L’FBI ha consigliato agli atleti in partenza per Pechino di lasciare a casa i propri smartphone e usare dei cellulari temporanei. L’obiettivo non è solo difendere le informazioni sensibili di chi parteciperà ai giochi olimpici, ma anche impedire che la competizione possa essere rovinata tramite l’utilizzo di attacchi informatici o l’invio di ransomware e altri malware. L’FBI ha dichiarato di non essere al corrente di minacce specifiche al regolare svolgimento delle Olimpiadi invernali, ma ha comunque invitato i partecipanti a tenere gli occhi aperti. Dei consigli simili sono arrivati dai Comitati Olimpici Nazionali di vari Paesi.

Queste preoccupazioni sono legate soprattutto all’allarme lanciato a inizio gennaio dal gruppo Citizen Lab, specializzato in cyber sicurezza, che ha trovato delle vulnerabilità nell’app ufficiale delle Olimpiadi, che tutti i partecipanti dovranno scaricare per ragioni legate al monitoraggio delle condizioni di salute. Finora la Cina ha negato tutto.

La violazione dei diritti umani

C’è poi un’altra questione di cui è impossibile non parlare: le violazioni dei diritti umani che starebbero avendo luogo in Cina. Nelle ultime settimane, vari funzionari cinesi sono stati accusati di genocidio, tortura, stupro e crimini contro l’umanità nei confronti degli uiguri, una minoranza turcofona che di fede musulmana che vive nello Xinjiang e in altre province della Cina. Le Nazioni Unite riportano che dal 2017 a oggi, le autorità cinesi avrebbero imprigionato nei campi di concentramento circa 1,8 milioni di uiguri, kazaki e kirghisi dello Xinjiang. Finora Pechino ha respinto ogni accusa. Nonostante questa situazione, finora il Comitato Olimpico Internazionale, di solito molto attento al tema dei diritti umani, è rimasto in silenzio e non ha commentato in alcun modo le accuse rivolte alla Cina.

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