La corsa contro il tempo di Pechino per contenere una nuova ondata di Covid

Non c’è tregua per i cittadini cinesi: mentre Shanghai stenta a tornare alla normalità dopo un lungo lockdown, a Pechino è iniziata una lotta contro il tempo per impedire una nuova ondata di contagi di Covid. A scatenare l’allarme è un focolaio legato all’Heaven Supermarket Bar, un locale aperto tutto il giorno, che si trova a Sanlitun, un quartiere famoso per la movida notturna. Finora sono stati denunciati 287 casi e oltre 10mila contatti stretti legati al bar, abbastanza da indurre le autorità a prendere dei provvedimenti severi. Sono stati disposti dei tamponi obbligatori per milioni di abitanti della capitale e alcune aree della città sono state messe in lockdown. Xu Hejian, il portavoce del governo municipale di Pechino, ha dichiarato che il nuovo focolaio “è di natura fortemente esplosiva e di portata diffusa”. Ha aggiunto che “è necessario fare tutto il possibile, si tratta di una vera corsa contro il tempo”.

La situazione a Pechino

Molti locali di Pechino hanno ripreso a servire cibi e bevande solo dal 6 giugno, dopo oltre un mese in cui i clienti potevano solo affidarsi all’asporto. Quanto avvenuto nell’Heaven Supermarket Bar potrebbe costringere le autorità a fare un passo indietro. Per il momento sono iniziati dei testi di massa della durata di tre giorni nell’area di Chaoyang, quella in cui si trova il locale, popolata da circa 3,5 milioni di residenti. È però probabile che altre aree della città avranno a che fare con delle restrizioni, perché le persone coinvolte nell’ultimo focolaio vivono o lavorano in 14 dei 16 distretti in cui è divisa la capitale.

Nel frattempo, la polizia ha avviato un’indagine sul gestore dell’Heaven Supermarket Bar, che con le sue azioni potrebbe aver compromesso la gestione della pandemia a Pechino. Le forze dell’ordine hanno reso noto che altre tre persone legate al locale sono sotto indagine per essere uscite quando era stato detto loro di rispettare l’isolamento in seguito al riscontro della positività al Covid. Finora è stato dimostrato che il locale non rispettava le regole anti-Covid, come provare la febbre ai clienti o far rispettare il distanziamento sociale.

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