Haiti, si dimette l’inviato Usa: “Trattamento disumano migranti”

Nuovi problemi per il Governo statunitense nella gestione della situazione di Haiti. L’inviato speciale americano nel Paese caraibico, il diplomatico Daniel Foote, si è infatti dimesso in aperta polemica con l’Amministrazione Biden per le espulsioni dei profughi al confine Sud degli Usa.

Foote ha denunciato pubblicamente il “trattamento disumano dei migranti” da parte delle autorità. Alcuni video circolati nei giorni scorsi mostrano infatti degli agenti a cavallo della polizia di frontiera intenti a colpire con una frusta dei profughi a piedi.

Lettera di dimissioni di Foote a Blinken

Il diplomatico ha comunicato il suo passo indietro direttamente al segretario di Stato Usa, Antony Blinken. In una lettera, Foote ha manifestato “profondo disappunto” e si è scusato con tutti coloro che speravano in un cambio radicale nella gestione della crisi migratoria da Haiti.

“Non sarò più associato con l’inumana e controproducente decisione degli Stati Uniti di deportare migliaia di rifugiati e di immigrati irregolari ad Haiti”. Foote ha poi aggiunto che “il nostro approccio verso Haiti è decisamente imperfetto e le mie raccomandazioni sono state ignorate e scartate; se non addirittura usate per costruire una narrativa che non mi appartiene”.

L’addio dell’inviato speciale lascia di fatto un vuoto nella strategia diplomatica degli Usa nei confronti di Haiti. A breve, infatti, lascerà anche l’ambasciatrice americana Michele Sison, destinata a ricoprire un altro incarico per il Dipartimento di Stato.

E ciò non fa che inasprire i toni del dibattito e soprattutto le critiche verso l’Amministrazione Biden, la cui immagine è già in parte compromessa dalla gestione della crisi umanitaria a Del Rio, cittadina del Texas al confine con il Messico.

Haiti, parla il ministro Mathias Pierre

“È la prima volta che un diplomatico Usa decide di schierarsi apertamente contro la volontà del suo Governo”, commenta all’Associated Press il ministro haitiano Mathias Pierre. “E noi gli rendiamo onore per questo”. Pierre ha poi criticato le ‘élite’ di Haiti, che hanno chiuso un occhio sulla situazione attuale sapendo quanto l’immigrazione faccia da traino per l’economia del Paese.

Il ministro ha infatti sottolineato come il 35% del Pil haitiano sia rappresentato dalle rimesse; vale a dire i soldi (circa 3,8 miliardi di dollari l’anno) che chi espatria invia alle famiglie. “Mentre accolgono migliaia di afghani, espellono gli haitiani – aggiunge Pierre –. Nonostante Haiti sia nel pieno di una crisi: per il terremoto; umanitaria; ma anche sociale, dopo l’omicidio del presidente” Jovenel Moïse.

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