Femminicidio, in Croazia diventa reato. I Paesi europei dove è previsto

Presto in Croazia il femminicidio diventerà reato, unendosi a Cipro nel club ristretto dei Paesi europei che hanno introdotto questa fattispecie nel codice penale.

Il primo ministro di Zagabria Andrej Plenkovic ha annunciato che nei prossimi giorni il suo governo presenterà in Parlamento una legge ad hoc, che nelle intenzioni dovrebbe entrare in vigore all’inizio del 2024. La pena sarà di dieci anni nel minimo.

Verranno inasprite anche quelle previste per lo stupro e la violenza di genere, puniti con la detenzione da 3 a 8 anni, che possono arrivare fino a 12 anni nei casi più gravi.

“La priorità è punire più severamente la violenza e rafforzare i diritti delle vittime”, ha detto il premier di centrodestra.

Abbiamo deciso di inviare un messaggio chiaro e inequivocabile a tutti i segmenti della società: è inaccettabile uccidere una donna perché è una donna. Per questo motivo stiamo introducendo un reato speciale: l’omicidio aggravato di una donna, il femminicidio”.

Tra le novità che verranno introdotte con la legge anche la detenzione in caso di violazione delle misure restrittive e una maggiore tutela dei minori coinvolti in episodi di violenza domestica.

Le associazioni civili e il garante per l’uguaglianza di genere hanno accolto con favore le misure. Secondo gli ultimi dati disponibili, i femminicidi in Croazia sono stati 14 nel 2021, dei quali 11 per mano di un partner.

I femminicidi in Europa

Secondo l’indagine condotta dallo Euroepan Data Journalsim Network insieme al Mediterranean Institute for Investigative Reporting, i femminicidi commessi tra il 2020 e il 2021 in venti Paese europei sono stati almeno 3.232.

Un dato notevolmente sottostimato, avvertono Edjnet e Miir, considerato che Eurostat ha registrato nello stesso periodo 6.593 omicidi volontari di donne per mano di familiari e partner.

Scarpe rosse simbolo della violenza sulle donne e del femminicidio
Foto | Pexeles / Nonmisvegliate – Newsby.it

Senza contare che ben otto Paesi sono esclusi dalle stime perché non hanno fornito dati (Polonia, Bulgaria, Irlanda, Danimarca, Lussemburgo, Belgio, Portogallo e Romania).

Dall’inchiesta emerge come la pandemia, complici le restrizioni che hanno costretto molte donne in casa con i propri carnefici, abbia inciso negativamente sul fenomeno, con un aumento dei casi di femminicidio e violenza di genere.

Emblematico il caso della Grecia, che ha registrato una crescita di quasi il 190% nel 2021 rispetto al 2020 (da 8 a 23). Aumenti significati anche in Slovenia, Germania e Italia

Cipro, il femminicidio è già reato

Nel luglio dello scorso anno, Cipro è stato il primo Paese europeo a introdurre nel proprio codice penale il reato di femminicidio. La legge fortemente voluta dalla prima presidente donna del Parlamento, Annita Demetriou, prevede la pena fino all’ergastolo.

Secondo l’Agence France Presse, tra il 2019 e 2022 i casi di femminicio nel Paese sono stati 20. I dati diffusi dalla polizia cipriota mostrano un aumento nel 2021 della violenza domestica di quasi il 160% rispetto a periodo pre-pandemico.

Malta elimina il “delitto passionale”

Nel giugno del 2022, Malta ha introdotto nel codice penale il femminicidio come aggravante dell’omicidio volontario, prevedendo la pena fino all’ergastolo. La legge ha eliminato l’attenuante del cosiddetto “delitto passionale”, spesso sfruttata dalla difesa per ottenere una pena più mite. Lo scorso anno le donne uccise sono state tre, in diminuzione rispetto alle nove del 2019 .

E l’Italia?

In Italia non esiste una vera e propria legge contro il femminicidio, malgrado il fenomeno abbia assunto dimensioni allarmanti, con il numero delle vittime arrivato a 79 nei primi nove mesi dell’anno. Di fatto il codice penale italiano non distingue l’omicidio legato al genere.

Il nostro Paese del resto si è dotato di una serie di strumenti legislativi mirati a tutelare le donne vittime di violenza domestica e di genere, come il Codice Rosso, recentemente riformato per accelerare la macchina della giustizia.

Inoltre la cosiddetta “Legge sul femminicidio”, che contrariamente al nome non prevede il reato specifico, ne 2013 ha introdotto l’aggravante, al reato di omicidio volontario, del rapporto di parentela o convivenza con la vittima.

Nel novembre dello scorso anno poi è nata la commissione bicamerale di inchiesta sui femminicidi e su ogni forma di violenza di genere.

L’ultimo disegno di legge sulla violenza di genere è stato approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso giungo e all’inizio di settembre l’iter di approvazione ha preso il via in commissione Giustizia del Senato. Il ddl prevede, tra le altre cose, l’applicazione automatica del braccialetto elettronico, una distanza minima di 500 metri in caso di divieto di avvicinamento alla vittima, un pool di magistrati dedicato e processi più veloci. Il provvedimento inoltre aumenta le pene per i recidivi oltre a estendere i casi in cui sono previsti l’ammonimento e la misura della sorveglianza speciale.

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