Elezioni Usa 2024, Trump rischia l’esclusione per i suoi guai giudiziari?

Con quattro incriminazioni collezionate nel giro di sei mesi e due procedimenti per impeachment, molti si chiedono come sia possibile che l’ex presidente Usa Donal Trump corra a vele spiegate verso un secondo mandato alla Casa Bianca.

A pesare di più nel curriculum del tycoon c’è l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 che, secondo l’accusa del procuratore di New York, The Donald avrebbe fomentato con l’obiettivo di ribaltare il risultato delle elezioni presidenziali vinte dal rivale democratico Joe Biden.

E così si allarga il fronte di chi spinge per estromettere l’ex inquilino della Casa Bianca dalle prossime elezioni. Il 14° emendamento della Costituzione americana, è la tesi, prevede “l’interdizione dall’ufficio per insurrezione o ribellione”.

È il caso degli attivisti di Free Speech For People, che hanno inviato lettere ai segretari di Stato di Florida, Ohio, Wisconsin, New Hampshire e New Mexico per chiedere loro di cancellare il nome dell’ex presidente dalle schede elettorali, in virtù proprio del 14° emendamento. Al momento sembra che solo il New Hampshire stia valutando la possibilità con l’ausilio di pareri legali.

La lettera sostiene che i funzionari hanno insieme il potere e il dovere di applicare il 14° emendamento, escludendo Trump dalla corsa elettorale, senza bisogno di un processo o di una condanna.

Cosa prevede il 14° emendamento della Carta

Secondo quanto previsto dalla sezione 3 del 14° emendamento della Costituzione americana, ratificato nel 1868, nessuno può essere presidente o vice presidente degli Stati Uniti se ha “preso parte a un’insurrezione o una ribellione oppure abbia fornito aiuto o sostegno”.

Il parere dei giuristi

Numerosi giuristi concordano: il 14° emendamento si attaglia perfettamente al caso di Donal Trump. Lo sostengono per esempio William Baude, dell’Università di Chicago, e Michael Stokes Paulsen, della St. Thomas School of Law, autori di un articolo sulla University of Pennsylvania Law Review in cui argomentano in punta di diritto le loro tesi.

Innanzitutto, premettono i due professori, la sezione 3 del 14° emendamento resta parte integrante della Costruzione Usa e trascende l’ambito della Guerra civile. In secondo luogo, è autoeseguibile e opera come squalifica immediata dall’incarico, senza la necessità di ulteriori azioni da parte del Congresso.

Qualunque funzionario pubblico competente, statale o federale, ha il “dovere” di applicarlo. Inoltre, sostengono, la norma contempla un’ampia gamma di comportamenti contrari all’ordine costituzionale, compresi i casi di sostegno indiretto.

L'assalto al Congresso del 6 gennaio 2021
Foto EPA/JIM LO SCALZO – Newsby.it

Conclusione: il 14° emendamento “squalifica l’ex presidente Donald Trump, e potenzialmente molti altri, a causa della loro partecipazione al tentativo di rovesciare le elezioni presidenziali del 2020”.

È dunque legittimo chiedersi a questo punto perché il tycoon sia ancora il candidato di punta del fronte repubblicano alle prossime elezioni presidenziali.

Per rispondere Baude e Paulsen citano un precedente del 1869, il caso Griffin, che “getta ancora un’ombra” sul 14° emendamento. Nel caso di estromissione del tycoon dalla corsa alle elezione, qualunque funzionario pubblico in uno dei cinquanta Stati americani andrebbe incontro a una sequela di ricorsi e contenziosi legali senza fine.

Eppure, concludono i giuristi, la sentenza del 1869 non è stata emessa dalla Corte Suprema e non è dunque vincolante per le Corti federali. Dunque il 14° emendamento resta valido mentre la decisione di applicarlo diventa una questione politica.

Sulla stessa linea anche altri illustri colleghi. A cominciare da J. Michael Luttig, ex giudice conservatore della Corte d’appello degli Stati Uniti, e Laurence Tribe, professore all’università di Harvard, che insieme hanno scritto un articolo per The Atlantic eloquente sin dal titolo: La Costituzione impedisce a Trump di essere ancora presidente”.

Il 14° emendamento, spiegano, “esclude automaticamente da qualunque carica futura” chiunque abbia giurato di difendere la Carta fondamentale e poi insorga contro la stessa, sia direttamente sia indirettamente “fornendo aiuto” agli esecutori.

Steven G. Calabresi, professore all’università di Yale, è ancora più diretto. “Trump non è eleggibile e ognuno dei 50 segretari di Stato ha l’obbligo di stampare le schede elettorali senza il suo nome, ha detto al New York Times aggiungendo che sarebbero perseguibili nel caso si rifiutassero di applicare la Costituzione.

I dubbi dei repubblicani

Il dubbio comincia a insinuarsi anche tra i repubblicani. È il caso dell’ex governatore dell’Arkansas Asa Hutchinson, candidato alla nomination repubblicana, che ha messo in guardia i compagni di partito sul rischio che l’ex presidente Usa, una volta eletto, venga interdetto dalla carica. “Trump rischia seriamente di essere escluso in forza del 14° emendamento per il suo ruolo nell’assalto a Capitol Hill”, ha detto alla Cnn.

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