Cos’è la Corte penale internazionale e che poteri ha

Il tribunale dell’Aja ha richiesto di emettere mandati di arresto contro Netanyahu e il leader di Hamas Sinwar. Ma dove nasce e che ruolo ha la Cpi?

Il procuratore capo della Corte Penale Internazionale ha richiesto alla Camera preliminare del tribunale di emettere mandati di arresto per il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il suo ministro della Difesa Yoav Gallant, accusandoli di “crimini di guerra e crimini contro l’umanità” commessi nella Striscia di Gaza a partire dall’8 ottobre.

Khan ha dichiarato che richiederà mandati di arresto anche per il capo di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, e per altri due alti funzionari di Hamas: Mohammed Deif, leader delle Brigate Al-Qassam, e Ismail Haniyeh, capo dell’Ufficio politico di Hamas. Le accuse contro i leader di Hamas comprendono “sterminio, omicidio, presa di ostaggi, stupro e violenza sessuale durante la detenzione”, mentre quelle contro Netanyahu e Gallant includono “sterminio, uso della fame come metodo di guerra – compresa la negazione degli aiuti umanitari – e attacchi deliberati contro i civili”.

I leader finiti nel mirino della Corte

Ma questa non è la prima volta che negli ultimi anni la Corte esprime questo tipo di richiesta. Il presidente russo Putin è accusato ad esempio di crimini di guerra e deportazione illegale di bambini dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia. Ma andando anche indietro nel tempo sono diversi i leader finiti nel mirino dell’Aja. Tre anni fa, ad esempio, l’ex presidente della Costa d’Avorio Laurent Gbagbo è stato accusato, e poi assolto, per crimini contro l’umanità.

Nel 2016 fu la volta del vicepresidente dell’allora vicepresidente del Congo Jean-Pierre Bemba, accusato di assassinio, stupro e saccheggio per la sua partecipazione nel 2002 e 2003 alla guerra nella Repubblica Centrafricana. Anche Gheddafi nel 2011 finì all’Aja prima di venire ucciso dalle milizie ribelli. Nel 2008 l’ex presidente sudanese Omar al Bashir fu accusato di essere responsabile di genocidio e crimini contro l’umanità e della guerra in Darfur.

Che cos’è la corte penale internazionale

Il diritto internazionale si oppone alla brutalità di una guerra nel cuore dell’occidente, in contrasto con i principi sanciti nei principali trattati multilaterali, istituiti dopo la Seconda Guerra Mondiale per prevenire il ripetersi delle atrocità del XX secolo. Oltre alla Carta delle Nazioni Unite, un documento fondamentale è lo Statuto di Roma, che nel 1998 ha istituito la Corte Penale Internazionale.

La nascita

La Corte Penale Internazionale è stata concepita dalla comunità internazionale già nel 1948, quando l’Assemblea Generale dell’ONU, nella Convenzione per la prevenzione e la punizione dei crimini di genocidio, prevedeva la possibilità di deferire i crimini di genocidio a un Tribunale internazionale specifico. La guerra fredda ritardò l’accordo tra gli Stati, bloccando il progetto fino al 1994, quando venne costituito un comitato apposito all’interno delle Nazioni Unite. Grazie anche all’esperienza dei Tribunali per i crimini internazionali nella ex Jugoslavia e in Rwanda, si arrivò nel 1998 alla firma dello Statuto di Roma e alla nascita della Corte Penale Internazionale.

Yahya Sinwar
Yahya Sinwar | EPA/MOHAMMED SABER – Newsby.it

Giurisdizione

La Corte Penale Internazionale ha sede all’Aia nei Paesi Bassi, come la Corte Internazionale di Giustizia, con cui non va confusa. La CIG, basata sulla Carta delle Nazioni Unite, risolve controversie tra Stati membri dell’ONU. La CPI, invece, giudica crimini internazionali commessi da individui e non da Stati, con base giuridica nello Statuto di Roma, sottoscritto da 123 Paesi. Russia, Stati Uniti, Cina e Ucraina non sono parti della Convenzione, mentre Israele l’ha firmata ma non ratificata. La CPI opera sui territori degli Stati Parte, ma può estendere la giurisdizione ad altri Stati che lo richiedano tramite una convenzione specifica. Se un crimine è parte del diritto internazionale consuetudinario, la giurisdizione si estende anche agli Stati non firmatari. Un esempio è il genocidio, definito come “atto commesso con l’intento di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”.

Crimini di competenza della Corte

La Corte Penale Internazionale esercita il proprio potere giurisdizionale su persone fisiche, complementare alla giurisdizione penale degli Stati nazionali, per i crimini più gravi per la comunità internazionale, in particolare il genocidio, i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra e i crimini di aggressione.

Crimini di guerra

I crimini di guerra includono comportamenti di Stati, enti internazionali o agenti statali che violano le norme sui conflitti armati. Tra questi vi sono le gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra del 1949 e dei protocolli addizionali del 1997, come omicidio volontario, tortura, trattamenti inumani, esperimenti biologici, grandi sofferenze o lesioni gravi, distruzione e appropriazione di beni, crimini contro prigionieri di guerra, deportazione, trasferimento o detenzione illegale, e cattura di ostaggi. Inoltre, sono considerati crimini di guerra altre gravi violazioni delle leggi e usi del diritto internazionale dei conflitti armati, come attacchi contro civili, beni non militari, edifici di culto, ospedali, monumenti storici e artistici, missioni di soccorso umanitario, danni ambientali, uso di armi proibite, stupro, schiavitù, deportazione e trasferimento della propria popolazione nei territori occupati.

Crimini contro l’umanità

I crimini contro l’umanità sono atti specifici elencati nell’art. 7 della Convenzione, commessi in un attacco esteso o sistematico contro popolazioni civili, consapevoli dell’attacco. Tra questi vi sono omicidio, sterminio, schiavitù, deportazione, imprigionamento, tortura, stupro, violenze sessuali, persecuzione per motivi politici, razziali, nazionali, etnici, culturali, religiosi o sessuali, sparizione forzata di persone, apartheid e altri atti inumani volti a provocare grandi sofferenze o gravi danni fisici o mentali.

Crimine di aggressione

Inserito nel 2010 con gli emendamenti di Kampala, l’art. 8 bis dello Statuto di Roma introduce il “crimine di aggressione”, definito come la pianificazione, preparazione, inizio o esecuzione, da parte di una persona in grado di controllare o dirigere l’azione politica o militare di uno Stato, di un atto di aggressione che costituisce una manifesta violazione della Carta delle Nazioni Unite del 1945. L’atto di aggressione include l’uso della forza armata contro la sovranità, integrità territoriale o indipendenza politica di un altro Stato, come invasioni, bombardamenti, blocchi dei porti, attacchi armati o tramite mercenari.

La definizione del crimine di aggressione ha richiesto un lungo negoziato internazionale, a causa delle difficoltà nel definire gli elementi del crimine e il rapporto tra i poteri della Corte Penale e quelli del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Il crimine di aggressione è individuale, non attribuibile a uno Stato, ma alle persone che controllano l’apparato statale, escludendo la responsabilità oggettiva e richiedendo dolo; sono responsabili solo coloro che ordinano il crimine, non i soldati o esecutori materiali.

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