Coronavirus mutato nei visoni: drastica decisione della Danimarca

Nonostante le proteste delle ultime settimane, il governo della Danimarca ha preso la sua decisione definitiva per quel che riguarda i visoni cresciuti negli allevamenti da pelliccia: tutti i 17 milioni di esemplari saranno abbattuti per contenere la diffusione di una forma mutata di coronavirus che rischia di rendere vano ogni sforzo fatto per combattere la pandemia nel Paese. Una decisione che non è passata inosservata, e che le associazioni animaliste, anche in Italia, hanno ripreso come tema di riflessione sulle condizioni igienico-sanitaria degli allevamenti di animali da pelliccia.

Spillover visoni-uomo pericoloso per l’efficacia del vaccino

Per il primo ministro danese Mette Frederiksen è una decisione “presa non a cuor leggero”. Le autorità sanitarie nazionali sono però state chiare: il virus è mutato nei visoni e si è diffuso ad alcuni esseri umani. Per questo motivo può avere conseguenze in tutto il mondo: il problema principale è legato all’efficacia di un eventuale vaccino, che potrebbe essere compromessa dalla mutazione del virus.

Da qui la sofferta decisione, sia dal punto di vista umano sia da quello economico: l’esportazione di visoni è uno dei motori dell’economia della Danimarca (la Kopenhagen Fur, cooperativa di 1.500 allevatori, rappresenta il 40% della produzione mondiale di pellicce di visone), e l’abbattimento dei 17 milioni di visoni farebbe perdere al Paese circa 700 milioni di euro.

La preoccupazione degli animalisti anche in Italia

La situazione degli allevamenti di animali da pelliccia è monitorata anche in Italia. Il presidente dell’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), Massimo Comparotto, ha dichiarato a La Stampa: “Facciamo appello al Governo e al Parlamento affinché stabiliscano la chiusura per sempre di tutti gli allevamenti di animali da pelliccia in Italia, purtroppo ancora attivi in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Abruzzo, prevedendo il recupero e la riabilitazione degli animali. Questi allevamenti possono ricordare i cosiddetti ‘mercati umidi’ cinesi, come quello di Wuhan, dove si è verificato il primo contagio da animale selvatico a uomo, come attestato dai ricercatori”.

Chiedono lo stop agli allevamenti degli animali da pelliccia anche altre associazioni animaliste come l’Enpa (Ente nazionale per la protezione degli animali) e la Lav (Lega anti-vivisezione). Quest’ultima ha scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al ministro della Salute, Roberto Speranza, e al Comitato Tecnico Scientifico, rinnovando la richiesta di svolgere test diagnostici nei visoni di tutti gli otto allevamenti italiani, per verificare l’entità di un’eventuale diffusione del virus.

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