Coronavirus, AP: “La Cina ha aspettato 6 giorni per dare l’allarme”

“Il presidente Xi Jinping ha lanciato pubblicamente l’allarme il settimo giorno dopo l’inizio dell’epidemia, il 20 gennaio. Fino ad allora già oltre 3mila persone risultavano infette, dopo una settimana di silenzio”. La pesante accusa nei confronti dei vertici del governo cinese arriva dall’agenzia di stampa internazionale Associated Press. L’agenzia cita documenti acquisiti dai propri reporter e il parere degli scienziati sui dati del contagio da Coronavirus in retrospettiva.

Un ritardo pesante

Per AP, il ritardo nella comunicazione non è stato l’unico errore del governo cinese, ma è da considerarsi quello più grave. La comunicazione tardiva avrebbe impedito di contenere in tempo la diffusione del Coronavirus. “E’ stata una decisione tremenda – ha dichiarato a tal proposito Zuo-Feng Zhang, epidemiologo a UCLA, in California – Se si fossero mossi sei giorni prima il numero dei pazienti da trattare sarebbe stato sensibilmente inferiore, e le strutture ospedaliere già esistenti sarebbero bastate. Avrebbero potuto evitare il collasso del sistema sanitario di Wuhan“. Altri esperti ipotizzano che, aspettando, il governo volesse evitare un’esplosione di isteria collettiva, senza però ottenere il risultato sperato.

Il focolaio di Wuhan

In quei sei giorni, tra l’altro, la città di Wuhan ospitava feste e banchetti e accoglieva migliaia di persone in vista del Capodanno cinese. Secondo le fonti citate da Accociated Press, inoltre, il numero dei pazienti che occupavano gli ospedali della zona era salito vertiginosamente già nel periodo tra il 5 e il 17 gennaio. Dato che permette di ipotizzare che il primo vero focolaio possa essersi sviluppato già prima del 14.

Non solo Xi sotto accusa

Le accuse, però, non sono rivolte direttamente, o meglio non solo, al presidente Xi: tra le ipotesi avanzate dai reporter internazionali c’è anche la mancata comunicazione da parte delle istituzioni locali, sottolineando che è impossibile conoscere chi sapesse effettivamente come stavano andando le cose. Quel che è certo, confermano gli esperti, è che i rigidi controlli ai mezzi di informazione, gli ostacoli burocratici e la riluttanza a comunicare cattive notizie ai “piani alti” del governo abbiano di fatto rallentato la battaglia contro il virus, causando una spirale di eventi che, in tutto il mondo, resta ancora drammatica.

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