Corea del Sud, la morte della star di “Parasite” Lee Sun-kyun getta un’ombra sulla guerra alla droga

La morte per sospetto suicidio dell’attore sudcoreano Lee Sund-Kyun, protagonista del film premio Oscar Parasite, getta più di un’ombra sulle leggi draconiane contro le droghe in vigore nel Paese asiatico, dove la vendita di cannabis può essere punita con l’ergastolo. Il 48enne, trovato morto questa mattina all’interno di un’auto in un parco nel centro della capitale Seoul, era indagato per consumo di marijuana e ketamina. Secondo fonti della polizia, avrebbe lasciato un messaggio d’addio per la famiglia prima di uscire di casa. Il contenuto al momento non è noto.

Lo scandalo per il consumo di cannabis

Dopo il successo internazionale agli Oscar 2020, lo scandalo aveva appannato l’immagine della star del cinema, di recente tagliata fuori dalla serie tv No Way Out dopo aver perso alcuni contratti pubblicitari. Aveva subìto tre lunghi interrogatori da parte della polizia. Alla fine di ottobre aveva fatto pubblica ammenda con la stampa: “Mi scuso sinceramente per aver deluso molte persone essendo coinvolto in un incidente così spiacevole”, aveva detto l’attore sposato con la collega Jeon Hye-jin e padre di due bambini. “Mi dispiace per la mia famiglia che sta sopportando un dolore così difficile in questo momento”.

Sui social le reazioni per la morte dell’attore sono di cordoglio e comprensione. “Anche le celebrità sono umane, o no? Le persone possono commettere degli errori nella vita”, è uno dei commenti che si possono leggere online.

Le leggi draconiane sulle droghe in Corea del Sud

La legge sudcoreana reprime severamente la vendita e il consumo di droga, anche per quantità modiche. La pena prevista per il traffico di cannabis è la detenzione da cinque anni all’ergastolo. Il possesso di droghe è punito con il carcere fino a cinque anni o una multa da 50 milioni di won (oltre 37mila dollari).

Lo scorso aprile dopo un caso che ha coinvolto dei minori, il governo sudcoreano ha promesso una “guerra” senza quartiere nei confronti dei reati per droga. Il presidente Yoon Suk-yeol ha invocato un altro giro di vite per estirpare l’abuso di stupefacenti, in specie tra gli adolescenti. “Un decennio fa, la Corea del Sud era un Paese libero dalla droga grazie al coordinamento tra le forze di polizia, la magistratura, la guardia costiera la dogana e le autorità sanitarie”, ha detto ai ministri secondo quanto riportato da Yonhap News. Una condizione su cui “il governo si è adagiato” spianando la strada alla droga, “che ha distrutto la mente delle persone ordinarie, oltreché i sogni e le speranze delle giovani generazioni”.

Negli ultimi anni il Paese ha registrato un aumento dei reati legati allo spaccio e al consumo di droghe. Dal 2015 se ne contano più di 10mila all’anno, ha spiegato Hyobin Lee dell’università statale di Chungnam, citata dalla Deutsche Welle. Lo scorso anno gli arresti per vendita e possesso di droghe sono stati oltre 18mila, un record, che il 2023 sembra comunque destinato a superare. Una tendenza, secondo la professoressa, ascrivibile all’influenza esercitata dalle celebrità e dai coreani che vivono all’estero sul “grande pubblico”.

L'attore sudcoreano Lee Sund-Kyun e gli altri interpreti del film Parasite
Lee Sund-Kyun e gli altri interpreti di Parasite | Foto Kinocine PARKJEAHWAN4wiki – CC BY-SA 4.0 DEED (Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0)

Le convenzioni sociali e il valore della reputazione

Il codice penale è un riflesso della cultura sudcoreana e dei valori che guidano la società, che pone al centro la reputazione e l’immagine “pulita” di sé proiettata all’esterno. Alti standard che valgono tanto più per le celebrità costrette a fare pubblica ammenda se colti sul fatto.

Del resto Lee non è l’unico nome noto finito nei guai. Lo scorso settembre la star della tv Don Spike è stata condannata per aver consumato metanfetamine mentre l’attore Yoo Ah-in è sotto processo dopo l’arresto a marzo per aver assunto un cocktail di droghe, incluse cocaina e ketamina.

Le convenzioni sociali fanno il paio con la competizione spinta, che è motivo di grande stress e spesso per i più giovani un peso eccessivo da sostenere. Secondo un sondaggio condotto dal popolare quotidiano Hankyoreh, il 75% dei sudcoreani di età compresa tra i 19 e i 34 anni desidera abbandonare il Paese, l’11esima economia mondiale con la percentuale più alta di laureati in relazione alla popolazione.

Ascesa e caduta di una stella

La morte di Lee interrompe tragicamente una carriera ultra ventennale. Dopo la laurea all’Università delle arti di Corea nel 1994, aveva debuttato in teatro nel 2001 nel ruolo di Brad Majors nel musical The Rocky Horror Show. La notorietà era arrivata nel 2007 grazie alle due serie televisive Behind the White Tower e Coffee Prince.

L’attore ha interpretato ruoli da protagonista in film sudcoreani, tra cui il thriller del 2012 Helpless e All About MyWife del 2014, ed è apparso in diversi lungometraggi del regista Hong Sang-soo, incluso Haewon and the Men nel 2013. Di recente ha ottenuto il ruolo di protagonista nella prima serie originale in lingua coreana di Dr. Brain, uscita nel 2021 su AppleTV+.

L’artista ha raggiunto la notorietà internazionale con il film diretto da Bong Joon-ho Parasite, che nel 2020 si è aggiudicato ben quattro statuette, inclusa quella per la miglior fotografia, la prima volta per una pellicola in lingua straniera. L’ultimo film, Sleep, è stato presentato fuori concorso al Festival di Cannes 2023, nella categoria “Settimana della critica”.

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