Accesso all’acqua, emergenza globale. E in Italia è allarme stress idrico

Sono state 3,6 miliardi le persone che hanno avuto un accesso inadeguato all’acqua per almeno un mese all’anno nel 2018. Ma la situazione non farà che peggiorare. Entro il 2050 si prevede che questa cifra salirà a oltre cinque miliardi. Questi i dati emersi nel rapporto sullo stato della crisi idrica nel mondo redatto dall’Organizzazione mondiale della meteorologia (Omm).
Solo lo 0,5 % dell’acqua sulla Terra è utilizzabile come acqua dolce. Tuttavi negli ultimi 20 anni l’accumulo è diminuito a una velocità di 1 centimetro l’anno. Il rischio è che miliardi di persone, soprattutto nei Paesi più poveri, saranno costretti ad affrontare una vera e propria crisi idrica.

Rischi legati all’acqua sono principali responsabili dei disastri ambientali

Ben 107 Paesi hanno fallito gli obiettivi di gestione dell’acqua in modo sostenibile. Una misura fondamentale per provare ad arginare la crisi idrica e i disastri legati ai cambiamenti climatici.

Non solo la mancanza di acqua, ma anche troppa acqua in un lasso ristretto di tempo può causare danni enormi. I cambiamenti climatici non fanno che esasperare gli eventi meteorologici estremi, provocando perdite ingenti di vite umane e di denaro.

Il rapporto dell’Omm ha diffuso un’analisi dettagliata da cui emerge come i rischi legati all’acqua dominino l’elenco dei disastri naturali negli ultimi 50 anni. Nella classifica dei primi dieci disastri, quelli che hanno portato alle maggiori perdite umane sono stati siccità, tempeste, inondazioni e le temperature estreme. Per quanto riguarda le perdite economiche, i primi dieci eventi includono le tempeste e inondazioni. Questi due disastri insieme hanno causato solo in Europa una perdita economica pari a 377 miliardi di dollari.

Legambiente: in Italia è allarme stress idrico

Legambiente ha lanciato oggi un allarme sulla situazione italiana. Il 26% della popolazione (15 milioni di abitanti) è esposto a un forte stress idrico anche per la crisi climatica e la siccità. L’organizzazione sottolinea inoltre come l’Italia sia molto indietro nella gestione sostenibile dell’acqua. Il Bel Paese utilizza, in media, tra il 30% e il 35% delle sue risorse idriche rinnovabili. Questo a fronte dell’obiettivo europeo che prevede di non estrarne più del 20%. Legambiente ha ricordato che al momento sono quattro le procedure di infrazione a carico dell’Italia. Due delle quali già sfociate in condanna e che costano al Paese 6 milioni di euro all’anno.

L’Italia inoltre è prima in Europa per prelievi di acqua a uso potabile con oltre 9 miliardi di metri cubi all’anno. Ma non solo. Ben due milioni di italiani non hanno accesso a fognature o servizi pubblici di depurazione. L’associazione ambientalista ha sottolineato “l’urgenza di definire un approccio circolare per una gestione della risorsa idrica più equa, razionale e sostenibile”. 

L’Organizzazione ha inoltre stilato un elenco di possibili soluzioni che potrebbero aiutare il Paese a uscire da questa situazione. Ad esempio maggiori investimenti sullo sviluppo di sistemi depurativi, l’obbligo di recupero delle acque piovane e una riduzione degli sprechi.

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