Il vino della settimana: La Sala del Torriano, Chianti Classico 2018

L’universo del vino Chianti Classico è reso vitale da un dinamico mosaico di territori -o forse sarebbe meglio dire terroir- su cui insistono aziende in continuo divenire, generazionale e produttivo. Per tale motivo visitare i comuni del Chianti Classico non stanca mai. Il divertimento e la scoperta sono assicurati praticamente sempre.

Asserzione confermata da una visita a La Sala del Torriano di San Casciano in Val di Pesa, quello più a nord tra i comuni dell’intero areale della famosa Docg e a mezz’ora di macchina dal centro di Firenze puntando verso sud, attraversando Impruneta.

L’acquisto di Francesco Rossi Ferrini

Francesco Rossi Ferrini fa sua nel 2014 l’azienda La Sala in località Sorripa di San Casciano, attiva dagli anni Novanta, ossia circa 12 ettari di vigneti con annessa cantina che furono di proprietà di Laura Baronti, prematuramente scomparsa alla fine del 2013.

Con tale acquisto, Francesco Rossi Ferrini -già proprietario della tenuta de Il Torriano in località Montefiridolfi, avviata alla viticoltura nel 1937 dal nonno materno Pietro Cateni- consolida il preesistente radicamento familiare nella viticoltura di San Casciano in Val di Pesa.

La gestione di Ovidio Mugnaini

La quotidianità di vigna e di cantina dell’intera proprietà è seguita da Ovidio Mugnaini, di Poggibonsi, già in forza a La Sala con la Baronti. Nipote d’arte, Ovidio ha respirato la stessa aria di Giulio Gambelli, personalità che fu determinante per la qualità e la tipicità del vino a base sangiovese in Toscana delle denominazioni di riferimento per il vitigno: Chianti Classico e Brunello di Montalcino. Gambelli era concittadino, amico e coetaneo del nonno di Ovidio che ha fatto il vignaiolo per tutta una vita. “Te Ezio devi sapere che ci sono de’ vini buoni, buoni più e buonissimi. Te tu fa’ un vino buonissimo!”: la frase del Gambelli che nonno Ezio amava ripetere al nipote con un certo orgoglio.

I vigneti

Per affiancare Ovidio Mugnaini, Francesco Rossi Ferrini ha scelto Stefano Di Blasi, consulente esterno con un curriculum di notevole esperienza. Dal 2014 quindi si lavora su un totale di 34 ettari di vigna dedicati principalmente a sangiovese, merlot e cabernet sauvignon, con piccole incursioni dei vitigni tipici come colorino e pugnitello: da un lato, a La Sala, con vigneti impiantati su terreni argillosi e con discreta presenza di scheletro di natura alluvionale e alberese, tra i 150 e i 220 metri sul livello del mare; dall’altro, a Il Torriano, tutto intorno all’agriturismo, con vigneti impiantati su terreni in cui si intrecciano alberese, galestro e massiccio del Chianti, tra i 250 e i 320 metri sul livello del mare. Con la vendemmia 2020 i vigneti hanno completato il percorso per l’ottenimento della certificazione biologica.

Un occhio di riguardo alla qualità

I tanti ettari vitati a disposizione al momento sono il punto di forza della qualità dell’azienda, perché ci si può permettere “il lusso” di far finire in bottiglia, sotto il marchio La Sala del Torriano, solo il meglio, destinando il resto al giusto utile vendendo a terzi. Si deve comunque tenere in conto che si lavora con rese bassissime in vigna, che non superano i 50 quintali ettaro, dove il limite imposto dal disciplinare di produzione del Chianti Classico è fissato a 75 quintali di uva per ettaro.

I vini prodotti da La Sala del Torriano
I vini prodotti da La Sala del Torriano

Le caratteristiche del Chianti Classico 2018

Il Chianti Classico 2018 di La Sala del Torriano è un vino elegante e di gran gola, che restituisce al sangiovese un’anima signorile, conservando al tempo stesso un fiato rustico e genuino, con una beva davvero coinvolgente. La lavorazione soffice e delicata delle uve sangiovese con un piccolo saldo di merlot (5%), la maturazione tendenzialmente non troppo interventista tra acciaio e botti grandi di rovere francese per un anno, restituiscono un vino dal naso molto leggiadro e luminoso, e dal profilo agrumato e floreale anche al sorso, di gran freschezza e tannino rarefatto e perfettamente integrato. Reperibile in venticinquemila pezzi, non tanti ma nemmeno pochissimi, a prezzo onesto. Se bevuto fresco di frigo, potrà ben essere sorseggiato come aperitivo leggero mentre si prepara un piatto tipico di pici al ragù di carni bianche, sul quale l’abbinamento a tavola è perentoriamente consigliato.

Lo “stile” di La Sala del Torriano

L’assaggio di diverse annate dei vini prodotti conferma per La Sala del Torriano uno stile chiarissimo: impostato sulla classicità, sulla pulizia, sull’esaltazione della freschezza e della giovialità del vitigno protagonista del Chianti Classico e sulla non ingerenza dei legni di maturazione.

La dicitura “La Sala del Torriano” compare in etichetta per la prima volta con il Chianti Classico Riserva 2017, vino al quale sono state destinate anche le uve di sangiovese provenienti dalla Vigna del Signore, un appezzamento di Montefiridolfi, prossimo all’agriturismo, il cui frutto è solitamente dedicato alla produzione del Chianti Classico Gran Selezione Il Torriano, attualmente in commercio con l’annata 2016. Nel Chianti Classico Riserva 2017, in quella che per molti è stata un’annata difficile, traspare ancora una volta uno stile aziendale che punta a integrità e finezza del sangiovese (qui con un piccolo saldo di cabernet sauvignon).

L’etichetta firmata da Silvano Campeggi

L’etichetta graficamente estroversa che si trova sul Chianti Classico Gran Selezione Il Torriano -un vero e proprio cru aziendale da sangiovese in purezza, raffinato e di ottima presenza gustativa- è stata firmata dall’artista toscano Silvano Campeggi (Firenze 1923 – 2018), che a molti non dirà nulla salvo scoprire che fu l’autore dei cartelloni in Italia di film americani passati alla storia: Ben Hur, Casablanca, Colazione da Tiffany e Via col Vento.

Completa la gamma il Campo all’Albero, un taglio di vitigni bordolesi, merlot al 70% e cabernet sauvignon 30%, vino di presenza, profumi e struttura, di cui la signora Patrizia Cateni, madre di Francesco, conserva gelosamente una bottiglia del 1999, che le è stata regalata in segno di amicizia dal primo importatore dei vini de La Sala in Giappone in un suo recente viaggio.

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