Russia e gas, aumentare o no le sanzioni? | Europa mai così divisa

L’Europa si interroga sulle sanzioni da applicare alla Russia in conseguenza della guerra in Ucraina. Ma, soprattutto, appare sempre più divisa per quanto riguarda la gestione dei rapporti con Mosca sull’annosa questione del gas. Tanto che, nel giro di poche ore, sono arrivate dichiarazioni profondamente contradditorie da parte di Paesi alleati e spesso confinanti tra loro.

La questione è dibattuta, tanto che sarà al centro delle discussioni dell’Eurogruppo lunedì a Lussemburgo. A introdurre l’argomento è stato il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni. “C’è una discussione in corso, la Commissione europea dice sempre che per noi nessuna misura è esclusa“, le sue parole. Su Russia e gas, però, la linea appare sempre meno comune. Cosa pensano, quindi, i vari Stati dell’Unione? Vediamolo caso per caso.

Russia, quali sanzioni applicare? Sul gas è sempre più caos in Europa

L’esigenza di inasprire ulteriormente le sanzioni verso la Russia è cresciuta esponenzialmente dopo i fatti del massacro di Bucha. Proprio per questo l’obiettivo è di colpire in maniera ancora più severa il Cremlino e i suoi interessi economici. “Come Unione europea dobbiamo fare di più per fermare questa guerra e queste atrocità. Pertanto stiamo mettendo a punto il prossimo pacchetto di sanzioni“, ha spiegato Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea. Bisogna però convincere diversi Stati europei.

La Commissione europea ha sede a Bruxelles
Foto | Pixabay | dimitrisvetsikas1969

Tra questi spicca la Germania, nazione che più di altre vive la contraddizione tra ciò che sarebbe opportuno fare e ciò che è impraticabile cancellare. Lo si capisce bene ascoltando le parole del ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner. “Sosterremo ulteriori sanzioni, e vogliamo renderci il prima possibile indipendenti dalle importazioni dalla Russia. Al momento, però, tagliare le forniture di gas non è possibile“, la sua ammissione.

Dalla Germania l’appello è chiaro: “Fare più pressione a Putin, isolarlo e tagliare ogni rapporto economico con la Russia. Ma per un embargo totale serve tempo. Attualmente bisogna operare distinzioni tra petrolio, carbone e gas“. Ancora più diretto Magnus Brunner, suo omologo a Vienna. “L’Austria non è a favore di nuove sanzioni legate al gas. Siamo molto dipendenti da Mosca, e tali sanzioni colpirebbero più noi che loro“.

Bandiere dell'Ucraina al Parlamento europeo
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Più morbida la Francia, che però in maniera che difficilmente si può ritenere casuale non fa riferimento al gas. “Auspico che questa settimana si arrivi al blocco completo delle importazioni di petrolio e carbone dalla Russia“, ha detto Emmanuel Macron. A favore dell’embargo totale, invece, Polonia e Repubbliche baltiche. E l’Italia? Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, opta per una posizione attendista. “Attualmente è molto difficile giustificare la formidabile dipendenza energetica da Mosca. Dobbiamo farci tutti un esame di coscienza, e in Europa sta già avvenendo. Il momento di lavorare sulla sicurezza energetica nazionale, e di correggere antichi errori, è giunto“, ha dichiarato. Sta di fatto che, sul tema, l’Europa unita tanto unita non sembra proprio essere.

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