Lo Swift è in attesa dei nomi delle banche russe da disconnettere

Il sistema bancario Swift ha dichiarato di essere in attesa dei nomi degli istituti di credito russi che le autorità desiderano disconnettere dalla sua “rete”. La manovra rientra nell’ambito delle sanzioni contro la Russia ed è stata approvata sabato 26 febbraio da Unione Europea, Stati Uniti, Francia, Germania, Italia, Canada e Regno Unito. Estromettere le banche russe dallo Swift è anche un modo per minare la loro capacità di operare a livello mondiale. “Siamo pronti ad applicare le sanzioni”, hanno comunicato dei portavoce di Swift. “Stiamo dialogando con le autorità per capire quali banche saranno soggette alle nuove misure. Le disconnetteremo dal nostro sistema non appena riceveremo il via libera”.

L’estromissione delle banche russe da Swift

Le banche utilizzano la piattaforma Swift per invitare milioni di istruzioni al giorno, facilitando i pagamenti internazionali. Estromettere le banche russe dal sistema è un modo per impedire alle compagnie del Paese di ottenere fondi dai mercati esteri. Secondo alcune fonti, Bloomberg avrebbe già etichettato i titoli di stato russi come “soggetti a sanzioni”, senza però escluderli dall’attività di trading (almeno per ora). La Borsa di Londra ha dichiarato che sospenderà gli scambi con due Global Depository Receipts (GDRs) della banca russa VTB Bank. Al momento, tuttavia, l’attività di trading con Gazprom e Sberbank non è ancora stata interrotta.

Perché non sono state colpite tutte le banche russe?

Sarebbe stato facile estromettere tutte le banche russe dal sistema Swift, ma le autorità hanno preferito agire diversamente. “Crediamo che si debbano tenere aperte delle possibilità finanziarie perché si possano mandare soldi alle famiglie o pagare cose che sono necessarie”, ha dichiarato Josep Borrell, l’Alto Rappresentante Ue per la politica estera. “Non vogliamo commettere lo stesso errore fatto con l’Iran”, ha aggiunto. L’Iran fu escluso da Swift nel 2019 su pressione degli Stati Uniti e, oltre a perdere circa il 30% degli affari con l’estero, subì un drastico crollo del Pil.

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