Bello e Buono: Davines Group e Barilla insieme per l’agricoltura rigenerativa

Davines Group e Barilla, le due realtà made in Parma impegnate rispettivamente nel settore della cosmetica professionale e in quello alimentare, danno vita a Bello e buono, un progetto triennale dedicato all’agricoltura rigenerativa con l’obiettivo di sviluppare sistemi e pratiche agricole che favoriscano la rigenerazione dei suoli sia dal punto di vista ambientale che sociale.

L’accordo nasce dal bisogno di curare e prestare maggiore attenzione alle aree agricole, dove il suolo negli ultimi anni ha perso il suo naturale equilibrio a causa di coltivazioni intensive e dell’uso non responsabile di fitofarmaci. Così, per ripristinarlo e arricchirlo della sostanza organica persa negli anni, Barilla Davines hanno scelto di puntare sull’agricoltura rigenerativa.

Le aree dedicate al progetto di Bello e buono di Davines Group e Barilla

A pochi km da Parma, presso le sedi di Barilla e Davines, sono state predisposte le aree dedicate al progetto Bello e buono: si tratta di 10mila metri quadrati in cui i team di ricerca agronomica delle due aziende hanno avviato la sperimentazione della coltivazione in rotazione di cereali e piante destinate al buon cibo, come il grano tenero, il grano duro e il cece, e alla produzione di essenze utilizzate dall’industria cosmetica come la melissa, la calendula e la lavanda.

La pratica ancestrale della rotazione consiste nell’alternare anno dopo anno le colture sullo stesso terreno, seguendo uno schema preciso che permetta alle diverse coltivazioni di avvantaggiarsi l’una dell’altra.

L’iniziativa ha lo scopo di dimostrare come la qualità, la struttura e la fertilità del suolo, la gestione dell’acqua e la biodiversità siano influenzate e migliorate dalle pratiche agricole utilizzate.

Campo di grano Mulino Bianco
Foto | Barilla https://www.barillagroup.com/ – Newsby.it

Grazie al programma Bello e buono, le aziende Barilla e Davines metteranno a confronto tecniche di agricoltura sostenibile con quelle di agricoltura rigenerativa.

Il progetto, a livello scientifico, vuole misurare l’impatto delle pratiche agricole diverse sull’aumento della sostanza organica del suolo, primo indicatore della sua fertilità, e della biodiversità e vuole valutare l’impatto della coltivazione di colture appartenenti a filiere diverse sull’economia di un’azienda agricola.

L’accordo, inoltre, mette in rilievo la forte sinergia tra la rigenerazione del suolo, attraverso le pratiche agricole, e la rigenerazione dell’uomo che beneficia sia della parte cosmetica che di una dieta alimentare più sana.

L’empowerment degli agricoltori, la diffusione di una cultura universale e il consenso unanime sulle pratiche da adottare saranno elementi fondamentali affinché il processo verso un uso della terra responsabile e l’aumento della biodiversità avvenga velocemente.

Gli approcci al progetto di Barilla e Davines group

“Barilla da tempo promuove il processo di transizione verso sistemi di coltivazione più sostenibili, in grado di ridurre gli impatti ambientali e preservare la biodiversità: l’agricoltura rigenerativa è uno di questi – afferma Elena Bertè, agronomy research manager del gruppo Barilla – Il nostro approccio è basato sulla ricerca, lo studio e la misurazione, al fine di porre delle solide basi scientifiche per migliorare l’ambiente in cui viviamo attraverso le nostre filiere e i nostri prodotti. (…) La transizione verso questo sistema di coltivazione è un processo che richiede tempo e in cui il coinvolgimento e la valorizzazione del ruolo dell’agricoltore saranno fondamentali e imprescindibili”.

Spiga di grano
Foto | Davines Group https://davinesgroup.com/

“La soluzione sta nella riscoperta di pratiche agricole che favoriscono e non impediscono i processi biogeochimici natueali che avvengono nell’ecosistema suolo – afferma Dario Fornara, research director di Eroc (European Regenerative Organic Center) del Gruppo Davines – Pratiche agricole biologiche rigenerative hanno questa capacità di favorire l’accumulo di carbonio organico nel suolo, di aumentare la diversità biologica dei terreni e di creare agro-ecosistemi più resilienti ai cambiamenti climatici”.

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