Zona arancione, mezza Italia potrebbe ‘retrocedere’ dal giallo

L’Italia si prepara a diventare in molte sue regioni in zona arancione. Oggi, infatti, è il giorno dell’atteso monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità: la Lombardia è tra quelle su cui pende la spada di Damocle dei dati Covid. Il rischio di una retrocessione in zona arancione potrebbe essere all’orizzonte. Anche se ieri sera il presidente Attilio Fontana, dopo avare posto in zona rossa quattro comuni lombardi, si è detto convinto che la Regione abbia i numeri per restare in fascia gialla, nella quale è approdata lo scorso 1° febbraio, dopo il lockdown per errore legato ai dati sbagliati comunicati a metà gennaio.

Altre sei regioni sono rischiano di finire in zona arancione

Fontana non è il solo ad aver ribadito di avere le carte in regola per la permanenza in giallo. Sulla stessa linea anche i presidenti di Lazio, Friuli Venezia Giulia e Piemonte. L’indice Rt di queste regioni sarebbe infatti sotto la fatidica soglia di 1. Come detto dallo stesso numero uno del Pirellone, però, la certezza della collocazione cromatica si avrà solo nella giornata oggi, dati alla mano. In fibrillazione anche Emilia Romagna, Marche e Basilicata. In Veneto, spiega Luca Zaia, “l’Rt è 0,78, non è preoccupante, ma dobbiamo fare attenzione perché in leggera crescita. Abbiamo un’incidenza al 3,13%, bassa, ma siamo passati in pochi giorni dall’1 al 3%. Lo dico a chi pensa che sia il momento di fare festa con il ‘liberi tutti’”.

Se c’è chi teme e spera, diverso sembra il destino dell’Abruzzo: la regione, dopo la stretta in provincia di Pescara e Chieti (con ordinanze ad hoc) rischia concretamente sprofondare in zona rossa. Ombre ma anche luci: la Valle d’Aosta, infatti, potrebbe agguantare per prima la chimera della zona bianca. Per approdare nella zona a rischio più basso di quelle previste dalle norme anti Covid la regione dovrà però confermare per terza settimana consecutiva l’incidenza di meno di 50 persone positive su 100 mila abitanti.

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