Temperature troppo elevate: quando si può richiedere lo stop al lavoro?

Caldo, lavoro. Lavoro, caldo. Cambiando l’ordine degli addendi, il risultato non cambia.

Temperature troppo alte e lavori asfissianti sono un binomio che non va per nulla d’accordo.

Lo sanno bene milioni di italiani, alle prese quest’estate con dei turni lavorativi massacranti per fisico e mente a causa del caldo torrido che sta colpendo lo Stivale.

In molte città del Belpaese la colonnina di mercurio ha, infatti, superato i 35°C e in alcune di esse i gradi percepiti superano addirittura i 40.

Una condizione potenzialmente pericolosa per la salute dei soggetti più fragili, ma anche per chi è in forma, soprattutto se chiamato a svolgere lavori duri nelle ore più calde nel giorno.

Per questo, in alcuni casi è possibile richiedere uno stop al lavoro. Quando?

Smettere di andare al lavoro a causa del caldo

Ventisette città monitorate. Ventitré a rischio bollino rosso per la giornata di mercoledì 19 luglio 2023.

Questo uno degli ultimi bollettini presentato dal Ministero della Salute (il quale ha introdotto anche il nuovo “codice calore”) e che dimostra come il caldo torrido non abbia intenzione di dar tregua all’Italia nelle prossime ore.

A farne le spese sono moltissimi lavoratori, i quali sono costretti da giorni a convivere con condizioni davvero complicate sulla propria sede di lavoro.

Uomo al lavoro in fabbrica
Immagine | Pexels @KaterynaBabaieva – Newsby.it

Non tutti sanno, però, che, quando il termometro raggiunge i 35°C effettivi o percepiti, si potrebbe richiedere di restare a casa.

Vale per le aziende, le quali hanno la possibilità di richiedere all’INPS e all’INAIL la cassa integrazione ordinaria per i propri dipendenti in caso di temperature superiori ai 35°C o con una temperatura inferiore per chi è chiamato a lavorare su asfalti stradali, tetti o luoghi contraddistinti da un elevato tasso di umidità (una misura già adottata lo scorso anno, ndr).

Il cosiddetto stress termico può portare all’insorgere di diverse patologie e, per questo, il vecchio motto “prevenire è meglio che curare” resta più che mai attuale.

In soccorso dei lavoratori viene l’articolo 2087 del Codice Civile, secondo cui “l’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.

Discorso analogo per il Decreto Legislativo 81/2008, conosciuto anche come Testo Unico sulla Sicurezza, il quale raccoglie al suo interno tutte le norme che regolano la sicurezza e la salute dei lavoratori.

Stando a queste leggi, è quindi dovere dei datori di lavoro adottare le misure preventive necessarie che possano proteggere i lavoratori in caso di caldo eccessivo. Esattamente la condizione climatica che si sta verificando in Italia attualmente.

Alcune di queste misure possono essere il fornire un’adeguata idratazione e delle pause frequenti, disporre di aree d’ombra o spazi climatizzati in cui far riposare i lavoratori, fornire abbigliamento appropriato e utile a proteggersi dal caldo, offrire la giusta formazione su come riconoscere i segni derivanti dallo stress termico e su come prevenire e curare tale condizione.

Molto utile può essere poi modificare, ove possibile, gli orari di lavoro, così da evitare le ore più calde della giornata.

Ciò vale soprattutto a tutela di chi lavora all’aperto su strade e tetti o in luoghi completamente esposti alla luce diretta del sole e caratterizzati dalla presenza di materiali che contribuiscono ad ampliare il livello di temperatura percepita (come l’asfalto, il ferro, superfici riflettenti).

Discorso analogo per chi è impegnato in cantieri, miniere, fonderie, acciaierie, settore agricolo ed edile, oltre che in luoghi in cui si lavorano vetro e ceramiche o si è chiamati a svolgere con frequenza degli elevati sforzi fisici o a sollevare dei pesi (a Lodi nei giorni scorsi un uomo di 44 anni ha accusato un malore mentre stava lavorando in strada sotto il sole ed è poi morto in ospedale).

Anche chi lavora negli uffici può presentare, però, parecchie difficoltà legate al caldo.

Per questo, in Grecia il Ministero della Salute ha già imposto agli impiegati lo stop al lavoro nelle ore più calde della giornata.

La Croce Rossa, la quale in Italia ha scritto un decalogo delle regole da seguire per proteggersi dalle temperature elevate, avrà invece il compito di distribuire gratuitamente dell’acqua ai turisti, altra categoria a rischio.

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