Portici di Bologna: la storia del nuovo sito patrimonio dell’Unesco

I portici di Bologna diventano il 58esimo sito italiano a entrare nell’elenco di beni patrimonio dell’umanità (World heritage list) dell’Unesco. Lo ha deciso il Comitato per il patrimonio mondiale dell’agenzia culturale delle Nazioni Unite in corso a Fuzhou (Cina). La notizia è stata annunciata dalla stessa agenzia attraverso un tweet. “Con l’iscrizione dei portici di Bologna nella lista del patrimonio mondiale, dopo quella avvenuta sabato per Padova Urbs Picta e Montecatini città termale europea, sono tre i nuovi siti italiani riconosciuti dall’Unesco nel 2021. Si tratta di un risultato straordinario, frutto di una intensa e costante azione di diplomazia culturale e della stretta collaborazione tra Governo, enti locali e associazioni. Una bella notizia alla vigilia del G20 Cultura che l’Italia si appresta ad ospitare per la prima volta”. Così il ministro della Cultura, Dario Franceschini.

Le origini dei portici di Bologna

La prima testimonianza di questo straordinario patrimonio architettonico risale all’anno 1041. L’Università di Bologna attirava in città moltissimi studenti e accademici, ma il forte incremento della popolazione era dovuto anche all’immigrazione dalle campagne vicine. Ben presto, si dovette far fronte ad una vera e propria emergenza abitativa. Si sentì l’esigenza di inventarsi un nuovo spazio urbano. Così, i cittadini decisero di aumentare la cubatura delle proprie case, ampliando i piani superiori con la creazione di sporti in legno sorretti dal prolungamento delle travi portanti del solaio e, in caso di forte sporgenza, da mensole dette “beccadelli”. Con il passare del tempo, gli sporti aumentarono in grandezza, per cui fu necessario costruire colonne di sostegno dal basso, che ne impedissero il crollo. Fu così che nacquero i portici di Bologna.

Il record chilometrico detenuto da Bologna

Queste costruzioni ebbero il benestare del Comune di Bologna, che emanò regole di realizzazione e di manutenzione delle case con portico fin dal 1250. Si stabilì anche che fossero spazi pubblici costruiti da privati e che avessero precise caratteristiche come quella di permettere il passaggio di un uomo a cavallo, nonché dei banchi degli artigiani e dei venditori, e di non essere invasi da proprietà private. Nel 1288 il Comune stabilì che tutte le case nuove dovessero essere costruite con il portico in muratura, mentre quelle già esistenti che ne fossero state prive erano tenute ad aggiungerlo.

Solo in centro storico i Portici di Bologna si allungano per 38 km mentre aggiungendo quelli fuori porta si arriva a 62 km. E non esiste al mondo un posto che ne abbia così tanti. Non solo. Il portico che da solo è più lungo al mondo è sempre qui: misura quasi 3 chilometri e ottocento metri per 666 arcate. E va da porta Saragozza fino alla cima del colle dove si trova il Santuario della Madonna di San Luca.

Le motivazioni del Comitato

Il Comitato di Fuzhou ha riconosciuto il valore mondiale eccezionale del sito quale straordinario esempio di spazio privato ad uso pubblico, rappresentativo del sistema urbano di percorsi coperti che definisce l’identità urbana della città di Bologna, contribuendo al senso del luogo e alle dinamiche sociali. Attraverso una selezione delle più rappresentative aree cittadine porticate, con la candidatura si è inteso offrire una sintesi di questa particolarissima forma di spazio pubblico e privato a un tempo che, a partire dall’obbligo per la sua costruzione definito dagli Statuti Comunali del 1288, nel corso dei secoli e fino ai giorni nostri si è sviluppato in numerose varianti ed esteso fino coprire 62 chilometri di portici”.

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