Montefibre, il dramma degli ex lavoratori: “L’amianto ci ha distrutto”

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Per anni la Montefibre è stata una delle più importanti aziende italiane. Era specializzata nella produzione di materie plastiche e tecnofibre e poteva contare su varie sedi. La principale sorgeva a Milano, ma c’erano degli stabilimenti anche in altre città italiane, tra cui Acerra, un comune della città metropolitana di Napoli. È proprio qui che alcuni ex dipendenti hanno raccontato cos’è successo dopo che sono stati messi in cassa integrazione nel 2004. “Da allora sono passati 18 anni e sono stati spesi circa 150 milioni di soldi pubblici, ma non si è ancora arrivati a una conclusione“. Lo racconta Mimmo Falduti De Rosa, il coordinatore del comitato degli ex lavoratori della Montefibre.

La chiusura della Montefibre è stata anomala e si pensa che sia stata barattata per il termovalorizzatore, perché le due industrie non erano compatibili per una questione di sicurezza ambientale“, aggiunge

Le testimonianze degli ex dipendenti di Montefibre

Oltre a un dramma sociale si vive anche un dramma sanitario“, sottolinea il dottor Paolo Fierro, vicepresidente di Medicina Democratica. “Questi lavoratori sono stati esposti all’amianto, ma finora non era stata riconosciuta loro questa condizione, che darebbe diritto a una serie di riconoscimenti previdenziali e la sorveglianza sanitaria“. Quest’ultima alla fine è stata riconosciuta, ma non senza fatica.

Finora ci sono state ottanta morte dovute all’esposizione all’amianto“, aggiunge Fierro. “Inoltre, la sorveglianza sanitaria ha permesso di identificare vari casi in cui l’albero respiratorio è stato compromesso“.

Io soffro di asbestosi, ma per ora l’Inail sembra intenzionata a fare orecchie da mercante di fronte a questa condizione“, racconta Carmine Attanasio, ex dipendente della Montefibre. “Ho deciso di farmi seguire da un legale, perché secondo l’Inail ho lavorato troppo poco in questa azienda per avere diritto a qualcosa“.

Io vorrei sapere cos’ha intenzione di fare il governo con noi“, afferma Amedeo Parascandalo, dopo aver raccontato le difficoltà economiche che ha affrontato dopo la chiusura della Montefibre.

Nel 2015 ho avuto un problema oncologico all’intestino e ho richiesto la sorveglianza sanitaria alla regione. L’Asl Napoli 1 mi ha invitato a fare una visita, dalle quale è emerso un ispessimento della pleura“. A spiegarlo è  Antonio Savarese, un altro ex lavoratore di Montefibre.

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