Milano, crescono i nuovi poveri: “Un anno fa a sciare, oggi non mangiano”

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A Corsico, centro dell’hinterland milanese, crescono “i nuovi poveri“. Con il nuovo lockdown aumentano infatti nelle periferie di Milano le famiglie in difficoltà economica. A spiegare il fenomeno è Roberto Sensi, responsabile del programma di povertà alimentare di ActionAid.

La grave insicurezza alimentare delle periferie: i dati

Dalle sue parole si evince una situazione che a Milano e dintorni è sempre più drammatica, anche solo nel confronto con un anno fa. “La maggior parte degli intervistati, il 76,85%, ha sofferto di grave insicurezza alimentare e ha dovuto saltare ripetutamente interi pasti per la mancanza di cibo sufficiente – sottolinea –. Per la stragrande maggioranza delle famiglie, 135, questo è accaduto più di dieci volte al mese“.

Abbiamo fatto questa domanda: quante volte negli ultimi due mesi, durante il lockdown duro della prima fase, ti è capitato di saltare il pranzo? La stragrande maggioranza, circa il 70%, ha risposto almeno dieci volte – spiega Sensi –. Ci sono state punte anche di venti o trenta volte. Qui siamo a Corsico, Comune della Città Metropolitana di Milano. Una zona in cui le nuove povertà sono continuate a crescere. In conseguenza dell’emergenza pandemica la domanda d’aiuto è diventata diffusa e generalizzata. Circa l’80% delle famiglie che aiutiamo sono composte da italiani“.

Milano, l’esperienza delle famiglie: “C’è poca speranza”

Situazione che nelle zone limitrofe di Milano appare sempre più diffusa. “Analizzando circa 316 famiglie, ci siamo accorti che in questo periodo alcune famiglie hanno saltato i pasti per diversi giorni. Anche all’interno di nuclei familiari con la presenza di bambini a carico“, dice Pina Andrello, direttrice della Onlus La Speranza di Corsico. “Noi abbiamo circa 280 minori, tra tutte le famiglie seguite. E quindi il problema è grave, è molto grave. Sono famiglie normalissime, che l’anno scorso magari andavano a sciare in montagna. E ora hanno perso anche solo la possibilità di mettere un piatto a tavola“.

E sono le stesse persone a confermare questi dati, che disegnano un quadro desolante nei dintorni di Milano. “Se non era per loro non si mangiava. Ora specialmente la carne non la mangio più. Perché non ho la possibilità di prenderla. Qualche volta la danno loro, e quindi posso solo ringraziare loro“, spiega un’anziana donna. Ma anche una giovane si dice scoraggiata: “C’è poca speranza, comunque. Saltare pasti? Sì, a volte è capitato“. Questa l’esperienza di una giovane mamma: “Io è la prima volta che vengo qui, ho iniziato settimana scorsa. Adesso siamo senza niente, nemmeno il reddito di cittadinanza. Prima facevo la parrucchiera, ma sono a casa già da un po’. Qui la problematica è importante, anche per le bambine. Loro vanno all’asilo per quattro ore. Ma chi ti prenderebbe per lavorare solo quattro ore? È un cane che si morde la coda. Non c’è nessuno che ti aiuta, poi se hai avuto dei bambini sei a casa“.

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