Mascherine e camici fatti per gli uomini. E le donne devono adeguarsi

I principali Dpi utilizzati in ambito ospedaliero – come camici e mascherine anti Covid – sono più comodi da indossare per gli uomini rispetto alle donne. Il motivo? Perché sono studiati “per” loro, nonostante quasi il 70% della forza lavoro in ambito sanitario sia di genere femminile e sia stato in prima linea per la lotta al virus.

Accade così che gli abiti usati all’interno degli ospedali non siano tagliati per aderire alle forme del seno o ai fianchi delle operatrici sanitarie; mentre le mascherine causino tagli o piaghe sul volto perché mal aderenti. Ma ci sono anche camici e occhiali troppo grandi, i quali espongono chi li indossa al rischio di perderli e, dunque, di mettere a repentaglio la propria sicurezza (ad esempio contagiandosi).

I camici e le difficoltà durante il ciclo

È quanto emerge da un sondaggio di Women in Global Health pubblicato sulla rivista Jama Network e citato dal quotidiano online Sanità Informazione. In totale, la ricerca ha interessato 900 operatrici sanitarie in 59 Paesi di tutto il mondo. Nove intervistate su dieci hanno affermato che i Dpi obbligatori sono degli ostacoli all’uso del bagno o al cambio degli assorbenti nei giorni del ciclo mestruale.

Solo l’11%, inoltre, ha dichiarato di poter utilizzare liberamente i servizi igienici ogni volta che ne ha bisogno. Circa tre quarti delle donne intervistate hanno poi segnalato problemi con la vestibilità degli indumenti; mentre soltanto il 14% ha detto di indossare esclusivamente Dpi testati. Una potenziale fonte di rischio, quindi, sia per se stesse che per i propri pazienti.

Mascherine, Dpi e discriminazioni fra etnie

Dal sondaggio emerge poi un altro dato allarmante, legato alle discriminazioni fra le diverse etnie. Oltre ad essere più adatti agli uomini europei e statunitensi, la vestibilità dei Dpi sembrerebbe essere uno svantaggio maggiore per le donne non bianche. Succede soprattutto in Asia, Africa e più in generale nei Paesi caldi: qui le intervistate hanno infatti segnalato eventi di disidratazione, surriscaldamento o addirittura svenimento.

Perfino nel Regno Unito, dove i test di adattamento dei Dpi sono costanti, le operatrici di colore hanno sostenuto che le mascherine non si adattano in modo adeguato ai loro volti. Difficoltà a trovare maschere adatte, infine, le hanno registrate anche coloro che indossano foulard in testa o portano acconciature più voluminose.

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