Coronavirus, i segni dei dpi sui corpi del personale medico

(Roma). I segni dei dispositivi di protezione sui volti del personale medico e volontario, impiegato a fronteggiare il maledetto Coronavirus. Sono ciò che rimane dopo il turno, stremante, nelle terapie intensive dei nosocomi italiani.
Mascherine, certamente, ma non solo: chiunque sia impiegato nei reparti dedicati alla cura dei pazienti è sottoposto a mirate procedure di vestizione con tute monouso, calzari, strati di guanti in lattice, monouso anch’essi, e di occhiali speciali.
Si sta assistendo anche a collaborazioni fra ospedali che fino a un mese fa non avevano praticamente mai incrociato le loro strade. E’ l’esempio dell’ospedale militare del Celio, a Roma, che ha riconvertito un reparto a terapia intensiva per Covid-19 mettendo poi a disposizione dell’ospedale Spallanzani 6 posti letto.

Una sinergia resa necessaria dall’emergenza Coronavirus che, ha imposto una predisposizione dei vari centri per far fronte all’allarme.
Il Celio, ha anche allestito tende pre-triage per l’accoglienza di pazienti potenzialmente contagiati i quali, nelle tende militari, possono essere accuditi e analizzati dal personale, ovviamente anch’esso protetto in modo da non rischiare di essere infetto.
Nel cambio turno del personale sanitario, tutti volontari di truppa, si mettono in moto le procedure di sterilizzazione e lavaggio che richiedono tempo e attenzione.
Sui volti degli infermieri “anti-Coronavirus” i segni della fatica e i solchi causati dai dispositivi di protezione individuale.

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