Mascherine a lutto in Lombardia: “Chiediamo commissariamento Regione”

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Mascherine listate a lutto in segno di protesta contro Attilio Fontana, Giulio Gallera e in generale la gestione della sanità da parte della Regione Lombardia. Così Luca Paladini de I Sentinelli di Milano racconta l’iniziativa organizzata in collaborazione con Arci, Milano 2030, Casa Comune ed altri. Obiettivo: chiedere il commissariamento dell’amministrazione lombarda.

Niente manifestazioni: “Per responsabilità”

iente “Come Sentinellispiega illustrando l’iniziativa delle “mascherine a lutto” –, ma anche altre realtà del territorio, stiamo ricevendo una marea di messaggi di persone che ci dicono di voler scendere in piazza. Ma noi che siamo responsabili, a differenza di Fontana, sappiamo che in questo momento non ci sono le condizioni per fare una manifestazione in piazza. Ne va della sicurezza dei cittadini. Perché è probabile che se convocassimo una manifestazione domani, verrebbero 20-30mila persone. E noi non saremmo in grado di gestirla, con l’attuale emergenza sanitaria. Noi sentiamo il peso di questa responsabilità e abbiamo comunque pensato che valesse la pena provare a fare qualcosa“.

Da qui l’idea delle mascherine listate a lutto: “Abbiamo lanciato questa iniziativa social in cui abbiamo chiesto alle persone di mettersi un nastrino nero, o di disegnarselo. Si tratta prima di tutto di manifestare vicinanza alle famiglie di queste 15.800 vittime del Coronavirus e poi per dare il senso della battaglia che in Lombardia si sta combattendo da parte di tanti cittadini. E non per forza tutti di sinistra“.

Mascherine a lutto: chi sta aderendo

Paladini spiega dunque chi sta aderendo all’iniziativa delle mascherine: “Sono cittadini che stanno vedendo come sta operando questa Regione e ne chiedono il commissariamento. Almeno per quanto riguarda l’assessorato alla Sanità. E questo è utile anche per smontare la retorica anti-lombarda che si cerca di utilizzare contro chi manifesta dissenso e sconcerto. Chi mette il nastrino non odia la Lombardia, ma la ama. Inoltre sono tantissime, e questo ci fa piacere, le testimonianza degli stessi operatori sanitari. Che, a differenza della retorica degli eroi utilizzata in questi mesi, si sentono di dimostrarci la loro vicinanza“.

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