Lombardia, le varianti dilagano: verso una zona rossa totale?

La Lombardia torna a guardare con terrore l’ipotesi di una zona rossa per tutta la regione da lunedì 8 marzo. L’emergenza Coronavirus sembra aver ripreso vigore che negli ultimi giorni. E i numeri lasciano poco spazio ai dubbi. La percentuale di positivi sui tamponi è schizzata dal 5% delle scorse settimane a picchi di 9 o 10% degli ultimi giorni; mentre i ricoveri continuano a salire, con il dato delle terapie intensive che nelle ultime 24 ore ha fatto segnare un preoccupante +35. Il timore più grande, per stessa ammissione della Giunta lombarda, è per le varianti. Martedì, l’assessore al welfare, Letizia Moratti, ha fatto sapere che “le analisi sui tamponi positivi realizzate dai laboratori lombardi hanno indicato una presenza del 64% della cosiddetta variante inglese”. Dati alla mano, quindi, la variante inglese sembra essere più contagiosa ed è già diventata dominante.

“Lo scorso primo marzo”, ha spiegato Moratti, “si è conclusa l’ultima survey relativa alle varianti del virus presenti in regione. Complessivamente sono stato analizzati 2.023 campioni, tra questi sono stati identificati 978 casi di variante pari al 48% così suddivisi: 578 inglesi, 18 sudafricane, 10 brasiliane e 372 compatibili con una delle 3 varianti”.

Le chiusure di Fontana per evitare la zona rossa in tutta la Lombardia

Nell’ultimo periodo, il presidente Attilio Fontana ha cambiato strategia cercando di anticipare il virus con delle ‘micro zone’ con divieti e restrizioni più pesanti rispetto al resto della regione. Otto province della Lombardia su 12 hanno almeno un comune in zona arancione rafforzata o in zona rossa. Si tratta di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova, Milano, Pavia e Varese. E anche qua la mappa non mente: i tre colori sono un segno evidente che la regione sta tornando in difficoltà.

L’idea di base è proteggere Milano dalla terza ondata perché il capoluogo, per numero di abitanti e mobilità interna, sarebbe quello più difficile da gestire in caso di esplosione violenta dei contagi. Al momento, sotto la Madonnina, c’è un’incidenza di circa 200 casi su 100mila abitanti: il limite da allarme rosso è 250. Dunque distante, ma non poi così tanto.

Venerdì il responso sull’eventuale cambio di colore

A due giorni dal rapporto dell’Istituto superiore di sanità, che arriverà venerdì, la regione si presenterà quindi in arancione, ma con decine e decine di comuni (nonché intere province) in arancione rafforzato, con scuole chiuse e regole più ferree. La speranza è che le misure già prese siano sufficienti per tenere l’indice Rt sotto 1,25, che è la soglia d’allarme più elevata. E che la pressione sugli ospedali non cresca eccessivamente. Altrimenti la Lombardia rischia di tornare nuovamente in zona rossa.

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