Green Pass, proteste flop in tutta Italia: manifestazioni deserte

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La protesta dei No Green Pass, che oggi avrebbero dovuto occupare le stazioni d’Italia per il primo giorno di obbligo del certificato per viaggiare sull’alta velocità, si rivela un flop in tutta Italia, da Roma a Milano passando a Torino e a Firenze.

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La protesta contro il Green pass che si doveva svolgere alla stazione ferroviaria di Roma Tiburtina, in contemporanea con altre città, è stata un flop. Sui canali social era stata annunciato un blocco dei treni in partenza, ma i manifestanti non si sono presentati. Le forze dell’ordine hanno presidiato la stazione dalla mattina. Decine di giornalisti sono rimaste in attesa per ore, ma sono arrivate solo 30 persone di Forza Nuova che hanno appeso uno striscione ad un bar di fronte alla stazione.

Roma e Milano: i (pochi) “No Green pass” fermati dalla polizia

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Una ventina di manifestanti No Green pass hanno invece tentato di varcare l’ingresso della stazione di Porta Garibaldi a Milano, ma sono stati bloccati dagli agenti delle forze dell’ordine che presidiavano gli accesi. Esibendo regolare biglietto e con un documento d’identità in mano, un paio di manifestanti chiedevano di poter entrare in stazione, ma il permesso non è stato loro concesso. Subito dopo, si è creato un capannello con i manifestanti che hanno urlato cori contro il passaporto vaccinale. La protesta si è quindi spostata nel mezzanino del Passante Ferroviario, ma anche in questo caso i tornelli sono rimasti chiusi per i manifestanti.

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Scarsa, dunque, la partecipazione dei ‘No green pass’ in stazione Garibaldi a Milano. Solo una ventina si sono presentati per la manifestazione annunciata sui social. Alcuni di questi, tre, hanno provato ad entrare prima in stazione poi in metropolitana ma sono stati respinti dalle forze dell’ordine.

I manifestanti di Torino: “Non siamo violenti”

Adesione ampiamente scarsa anche alla manifestazione anti Green pass di Torino Porta Nuova. Una trentina di persone ha protestato pacificamente davanti alla stazione del capoluogo piemontese, e chi ha provato a entrare per accedere ai binari è stato fermato dall’ingente numero di forze dell’ordine schierato agli ingressi per chiedere il certificato o il biglietto.

Tra i manifestanti, c’è chi prende a chiare lettere distanza da coloro che protestano contro il Green pass in maniera violenta. “C’è gente sovversiva ed estremista che vuole rendersi padrona delle piazze e delle strade. Ma assolutamente non lo è. Noi ci mettiamo qui tranquilli, perché siamo persone pacifiche. Siamo gente che ha famiglia, gente che lavora. Stiamo qua, pacifici. Ma ci mettiamo qua. Quelli che entreranno non ci rappresentano“, afferma un uomo all’esterno della stazione di Torino.

Un altro controsenso, secondo me, è scientifico e potrebbe essere smentito da centinaia di medici – afferma un altro contestatore –. È il fatto che se io ho sviluppato gli anticorpi, perché magari sono stato malato otto mesi fa o un anno fa, non ho il diritto al Green pass. Perché in quel caso ho gli anticorpi naturali che ha creato il mio sistema immunitario. Io non sono un dottore e vengo qua a dirlo, in televisione non c’è un dottore che dica una cosa del genere“. Resta il fatto che i partecipanti alla protesta sono davvero pochi.

“No Green pass” a Firenze: invettive contro scienza e giornalisti

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E anche davanti alla stazione di Santa Maria Novella di Firenze si sono radunati i ‘No Green pass’. Ma anche qui la manifestazione non è andata come nelle aspettative dei partecipanti. Pochissime le adesioni: non più di una trentina di persone hanno presidiato la stazione.

I pochi presenti si sono alternati in monologhi contro il vaccino e il Green pass. Alcune parole sono state lanciate contro i giornalisti, colpevoli secondo loro di aver “diffuso questo veleno attraverso un bombardamento mediatico“. Univoca la condanna al mondo della scienza, che avrebbe fatto tutto per soldi e negando la giusta informazione sui vaccini. I passaporti vaccinali, invece, sono stati definiti “un obbrobrio dittatoriale“. Ma si è trattato di invettive ascoltate da un pubblico davvero ristretto.

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