Dpcm, Istituto superiore di Sanità spiega i 21 criteri: “Non sono voti”

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Il monitoraggio con i 21 criteri adottato nel Dpcm “non è uno strumento costruito per dare voti. Ma per aiutare il sistema a dare una rotta giusta. Lo spirito è di supporto, non di valutazione“. Così il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, durante la conferenza stampa al Ministero della Salute.

Il problema nasce dalle Regioni? La risposta dell’Iss

Tra Dpcm, decisioni del governo centrale, proteste delle Regioni e cittadinanza i problemi non mancano. Tanto che i giornalisti vanno direttamente al punto. “C’è un tema di affidabilità, puntualità, tempestività dei dati forniti dalle Regioni. Secondo voi è solo per un problema di reperimento o c’è anche un dolo nel non fornire tutti i dati completi?“, è la domanda che viene posta a Brusaferro. E il presidente dell’Iss non ci gira attorno: “Non c’è alcun dolo da parte delle Regioni nel ritardo dei dati. C’è stato un grande aumento dei casi nelle ultime settimane, con una rapida crescita e addirittura il dato dei casi che nelle prime due settimane è raddoppiato. Questo mette in grande difficoltà il sistema di tracciamento. Il carico di lavoro notevole può portare dei ritardi“.

Al di là dell’assegnazione del caso positivo, che di per sé può essere anche semplice, il problema è che questi casi vanno raccolti in una scheda. Questo lavoro, che include diverse fasi ed è molto complesso, richiede tempo. Soprattutto in una fase di rapida crescita come quello che stiamo vivendo. E un lavoro del genere può mettere in difficoltà un sistema mentre si adatta“, osserva Brusaferro. Che difende il Dpcm, ma anche gli enti locali: “Lo sforzo che stanno facendo le Regioni, devo dire, è enorme“.

Dpcm e non solo: quali sono le cause dei ritardi

Nell’applicazione del Dpcm, non mancano tuttavia delle fasi più critiche. E Brusaferro spiega come vengono affrontate: “Può capitare che una settimana abbia dei problemi. In quel caso si fa una valutazione e inizialmente si dà la possibilità di tentare un recupero. Se questo non avviene e i tempi si allungano, è un segnale del fatto che dare una risposta è molto complesso“.

Soprattutto dove la circolazione del Coronavirus corre, il carico di lavoro notevole può portare dei ritardi, proprio perché richiede tante fasi. Non si tratta di un dato istantaneo. Anche questo spiega perché, guardando i dati, bisogna concentrarsi sui trend“, sottolinea Brusaferro.

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