Dpcm, a Torino protesta ‘soft’:
carta igienica sulle bancarelle

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“Protestiamo contro il Dpcm del 3 novembre, nello specifico l’Allegato 23, che non ci dà gli stessi diritti dei negozi: ci sono alcuni articoli che nei negozi si possono vendere ma nelle bancarelle no. Per questo abbiamo la carta igienica: seguendo l’Allegato 23 tutte le bancarelle possono convertirsi vendendo carta igienica”. Con queste parole Giulia Moretto, in rappresentanza della Commissione Mercato Crocetta di Torino, ha spiegato la protesta degli ambulanti nel capoluogio piemontese. Una protesta pacifica, che li ha visti esporre rotoli di carta igienica anziché i normali articoli.

“Rischio guerra tra poveri, meglio il lockdown totale”

“Non vogliamo ristori, né elemosina, solo equità nel lavoro – sostiene Moretto -. Siamo molto arrabbiati, nessuno voleva trovarsi in zona rossa, siamo consapevoli che la situazione è grave ma dobbiamo avere la stessa opportunità di tutti. Era meglio prima, quando eravamo tutti chiusi in casa. È una presa in giro e il rischio è una guerra tra poveri“.

“Io vendo abbigliamento, per me il Dpcm è una presa in giro – aggiunge l’ambulante torinese -. Questa è una protesta ‘di pancia’, vogliamo dimostrare che il Decreto non tratta allo stesso modo il lavoro autonomo, il commercio al dettaglio e il commercio ambulante. Se noi convertiamo le bancarelle in Allegato 23 cosa risolviamo? Comunque la città si riempie e i nostri furgoni girano. Dal nostro punto di vista sarebbe meglio restare tutti chiusi per non aprire questa spaccatura”.

“Dpcm iniquo, non vogliamo ristori”

“Il negozio di giocattoli, o quello di libri sono aperti, la bancarella no – spiega ancora la rappresentante degli ambulanti -. A una nostra collega che vende detersivi e prodotti per la casa hanno escluso dalla vendita alcuni articoli, mentre all’ipermercato quegli stessi articoli c’erano. L’iniquità fra i lavoratori è inguista. Per questo protestiamo”.

“Dobbiamo essere uniti in questa battaglia, nella maniera più assoluta – dichiara Moretto, avviandosi alla conclusione del suo appello -. Siamo coscienti dell’emergenza sanitaria, non vogliamo fare gli str***i e venire a lavorare se non possiamo, ma vogliamo equità. Non accettiamo ristori per tapparci la bocca. Speriamo che i contagi diminuiscano e di rientrare almeno nella zona arancione per tornare a lavorare. E comunque noi già da maggio rispettiamo tutte le norme sul distanziamento e sui dispositivi di protezione individuale“.

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