Crollo della Marmolada, ancora 5 dispersi. Ricerche con i droni in corso

Sulla Marmolada sono riprese le ricerche dei dispersi in seguito al crollo di un seracco, avvenuto domenica 3 luglio. Nella valanga di ghiaccio e rocce sono cadute oltre 260mila tonnellate di detriti a una velocità di 300 km/h, travolgendo quattro cordate di alpinisti. Il Soccorso alpino sta utilizzando dei droni, portati in alta quota tramite gli elicotteri, per cercare dal cielo eventuali resti, indumenti o attrezzature che possano ricondurre alle sette vittime accertate o ai cinque dispersi.

Solo quando gli “occhi” del drone individuano qualche elemento sospetto un soccorritore viene imbragato per procedere al recupero. Questa procedura permette di evitare di esporre il personale a dei rischi inutili. Le ricerche potrebbe essere interrotte nelle prossime ore, perché le previsioni indicano un possibile peggioramento delle condizioni metereologiche, con elevata probabilità di pioggia.

Marmolada, ora la priorità è identificare i dispersi

Nel frattempo, a Trento si è svolta la prima riunione operativa in procura per stabilire i primi passi dell’inchiesta, che si prefigge di individuare eventuali responsabili di quanto avvenuto. Si prospetta un’impresa tutt’altro che facile. Secondo Sandro Raimondi, il procuratore di Trento, “in questo momento possiamo escludere una prevedibilità e una negligenza o imprudenza” nel fascicolo aperto per disastro colposo.

Al momento la priorità degli inquirenti è riuscire a dare un nome alla vittima non ancora identificata e ai cinque dispersi. La procura ritiene necessario procedere con l’esame del Dna, del quale si occuperanno i laboratori del Ris. Gli esiti dovrebbero arrivare in tempi brevi. L’analisi, infatti, “ha priorità assoluta”, sottolinea Giampietro Lago, comandante del Ris di Parma. “I tempi saranno contenuti in alcuni giorni, salvo imprevisti”, aggiunge.
C’è una doppia acquisizione da fare: quella dei campioni biologici dai resti recuperati sulla Marmolada, quindi l’acquisizione dei campioni da un oggetto appartenuto al disperso come uno spazzolino da denti oppure prelevato da un familiare diretto, ossia un genitore o un figlio. Una volta raccolti, questi campioni saranno analizzati a Parma”, spiega Lago. Il Ris cercherà di trovare una corrispondenza genetica tra i resti senza nome e un oggetto legato a un disperso.

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