Covid, la rabbia dei medici: “Condizioni peggiori di marzo”

"Siamo di nuovo soli: perdoniamo la prima ondata, ma ora no"

Newsby Sara Iacomussi 29 Ottobre 2020

Si perdona la prima volta, perché non si sapeva nulla, un cittadino normale può sperare che non arrivi la seconda ondata di Covid, ma chi è a capo doveva aspettarselo. La colpa è di chi doveva prevenire e non l’ha fatto. Oggi ci troviamo nella stessa condizione di marzo. Rispetto alla prima ondata l’unica cosa che è cambiata è che al momento almeno ci sono i dispositivi di protezione, ma l’organizzazione è peggiore“. Così Francesco Coppolella, rappresentante Nursind Torino, il sindacato dei medici, racconta la condizione del Piemonte. “Per dare una risposta concreta mancano 500 medici e qualche migliaio di infermieri, di posti letto ce ne vorrebbero un paio di migliaia. C’è una richiesta maggiore di ricoveri di bassa e media intensità, lo vediamo nei Pronto Soccorso. Siamo di nuovo soli“, conclude Coppolella.

Torino, nel primo Covid Hotel: “Cittadini ci guardano storto”

Per allentare un po’ la pressione sugli ospedali e i Pronto Soccorso, Simone Visconti, il direttore dell’Hotel Bologna, ha trasformato la sua struttura nel primo Covid Hotel di Torino. “Paura che rimanga il ricordo del Covid Hotel? I clienti non vengono a Torino, i cittadini guardano storto ma tanto non sono loro a venire nel mio albergo. Magari all’inizio si chiedono cosa succede, però qui non ci sono persone con grandi patologie. La nostra struttura è diventata un presidio Asl, dove riceviamo ospiti che devono fare la quarantena, non hanno bisogno di cure specifiche. Ho preso questa scelta perché dal lockdown il lavoro è stato cancellato, quindi questa è un’occasione sia per dare una mano alla comunità sia, non lo nego, perché così ho un’entrata“, spiega Visconti.

 

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