Clima, non solo siccità: “Il tempo per salvare il Pianeta è ormai poco”

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Un Grado e Mezzo è un festival sul clima e sull’ambiente, in cui cerchiamo di affrontare la crisi climatica a 360°. La siccità non è una vera emergenza, ce lo aspettavamo. Ma oltre alla siccità ci sono anche altri segni del cambiamento climatico, come le alluvioni o lo scioglimento dei ghiacciai“. Così Elisa Palazzi, professoressa di Fisica per il sistema terra all’Università di Torino e ideatrice del festival Un Grado e Mezzo, da oggi a Torino.

Clima: quanto è grave la situazione

Ci sono incontri con gli esperti, eccellenze italiane, e laboratori per i piccoli e i grandi – ha quindi aggiunto, illustrando il progetto –. Iniziamo con il Po facendo capire cosa sta succedendo al grande fiume. Non esiste un’età alla quale non si possa raccontare il clima che cambia. I grandi hanno sottovalutato il problema, perché lo hanno sempre considerato lontano. I giovani invece sono preoccupati e, se fossero loro adesso gli adulti, sarei più tranquilla“.

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Il quadro è di un clima in piena crisi. “Le nostre montagne sono in una situazione critica, c’è una carenza incredibile di neve. Sono realista, ho una giusta dose di preoccupazione per spingermi a fare qualcosa. Non sono bloccata, il tempo rimasto è poco per fare cose buone e si restringe sempre più. Quello che possiamo fare è puntare sulla causa del cambiamento climatico, le azioni umane e il modo con cui abbiamo prodotto energia. Il mondo delle fossili deve essere abbandonato“, ha aggiunto la professoressa Palazzi.

Che estate sarà: la risposta del meteorologo

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Con il clima impazzito e l’emergenza siccità in pieno corso, è lecito domandarsi che estate sarà. “Le attuali uscite dei modelli che forniscono previsioni stagionali danno un’indicazione di un’estate molto calda“. Così Carlo Cacciamani, direttore dell’Agenzia Nazionale di Meteorologia e Climatologia ItaliaMeteo. Anche lui è intervenuto in qualità di ospite al festival sull’ambiente “Un Grado e Mezzo” a Torino.

Il quadro in vista delle prossime settimane è chiaro: “Non si percepisce una radicale modifica dello stato del tempo. Temo che dovremo tenerci il caldo, con molti temporali. Tanto più è stato caldo prima, tanto più quei temporali possono essere pericolosi“. Proprio quello che soprattutto il mondo dell’agricoltura temeva. Ma per Cacciamani l’emergenza sul clima può anche essere sfruttata per qualcosa di buono: “Ci sono però dei messaggi positivi. Tutte le misure di adattamento sono opportunità da saper cogliere, come nuovi posti di lavoro“.

Cosa i cittadini possono fare per il clima

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Fondamentale, però, che la cittadinanza dia il suo contributo per aiutare il clima. “Due sono le ricette. Una opera per la riduzione delle cause, l’aumento delle emissioni, l’altra è agire per ridurre gli effetti e i danni – ha spiegato Cacciamani –. Tutti possono dare un contributo. Anche noi cittadini come popoli, sia avendo azioni meno impattanti sia quelle che ci mettano più in sicurezza“.

E se il clima sta cambiando, le conseguenze sono molteplici. “Siamo preoccupati, perché abbiamo avuto gli ultimi mesi senza piogge. La neve in montagna non c’è, le temperature sono state ampiamente più alte, i fiumi sono molto bassi. Il Po è al di sotto del minimo storico. C’è un problema, oltre che di caldo, per la sanità e di risorsa idrica“, ha concluso Cacciamani.

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