Allarme legionella a Busto Arsizio:
ci sono un morto e 16 casi

Sarebbero 16 i casi di legionella registrati a Busto Arsizio (Varese) con uno dei contagiati che è deceduto in ospedale nelle scorse ore. Lo ha confermato l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera. “Le autorità sanitarie del territorio”, ha specificato Gallera, “si sono attivate e hanno avviato i prelievi con la campionatura delle acque nelle abitazioni di residenza. Non solo: è stato avviato anche il controllo degli impianti idrici e dell’acquedotto comprese delle torri di raffreddamento. Le analisi di laboratorio sono in corso”. Intanto in via precauzionale è stata eseguita una iperclorazione dell’acqua. I risultati per circoscrivere i contagi sono attesi in mattinata domani.

“Sto seguendo con le autorità sanitarie il caso di legionella a Busto Arsizio. La situazione è sotto controllo, il primo caso alcuni giorni fa e tutti i 16 contagiati non sono in condizioni gravi, nessuno è ricoverato. Si è provveduto alle sanificazioni dell’area. Il decesso registrato non è attribuibile con certezza alla legionella trattandosi di un paziente pluripatologico e anziano”. Lo afferma in una nota Emanuele Monti (Lega), presidente III Commissione Sanità e Politiche Sociali di Regione Lombardia. “Teniamo altissima l’attenzione e ringrazio gli operatori sanitari impegnati in queste ore con grandissima professionalità”, conclude Monti. Secondo il vicesindaco Manuela Maffioli l’infezione da legionella sembrerebbe interessare una zona circoscritta, ma sono in corso verifiche a tutto campo.

Non solo Busto Arsizio: i precedenti della legionella in Lombardia

Non è la prima volta che scatta l’allarme legionella in Lombardia. Dopo i casi Bresso e di Cinisello Balsamo di alcuni anni fa, nel novembre 2019 il batterio era arrivato anche a Sesto San Giovanni. Nella sede degli spogliatoi dei lavoratori di Area Sud, che si occupano della raccolta e smaltimento dei rifiuti, alcune persone avevano fatto sapere che i valori trovati nell’acqua dopo un controllo erano superiori alla media. Per questo motivo il personale che non utilizzò più le docce per paura di contrarre il batterio.

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