Pegasus, che cos’è il software al centro dello spionaggio di Orban

Pegasus è uno spyware militare concesso in licenza da un’azienda israeliana ai governi per rintracciare terroristi e criminali. Secondo un’indagine del Washington Post e di altri 16 media partner, è stato utilizzato in alcuni tentativi di hacking di 37 smartphone appartenenti a giornalisti, attivisti per i diritti umani, dirigenti aziendali e a due donne vicine al giornalista saudita assassinato Jamal Khashoggi. Ma non solo. Pegasus sarebbe stato utilizzato anche dal governo dell’Ungheria guidato da Viktor Orban.

50 mila numeri di cellulare finiti sotto controllo

Al centro della storia riguardante Pegaus c’è NSO Group, un’azienda israeliana leader mondiale nella sorveglianza informatica. Sotto controllo, secondo le fonti dell’inchiesta, sono finiti 50 mila numeri di telefoni cellulari in più di 50 Paesi in tutto il mondo. Un’analisi forense del Security Lab di AI su 37 smartphone dimostra che molti di questi sono stati controllati. O almeno che è stato tentato un accesso illegale. Dell’elenco di 50 mila numeri, il totale di giornalisti controllati attraverso il software ammonta a 189.

Tra i giornalisti ci sono reporter della Cnn, di Associated Press, di Voice of America, del New York Times, del Wall Street Journal. E poi di Le Monde, di Bloomberg e di Al Jazeera. Tra questi anche Roula Khalaf, direttrice del Financial Times. Lo spionaggio dei 37 smartphone, dimostrato dalle analisi forensi, sarebbe in contrasto con lo scopo dichiarato nella licenza di vendita del software Pegasus. Quest’ultimo, secondo NSO, dovrebbe essere utilizzato solo per la sorveglianza di terroristi e di criminali di primo piano. La stessa azienda israeliana ha anche ammesso di non avere dati e informazioni su come venga usato il software concesso in licenza ai suoi clienti.

Pegasus Project e il rapporto con l’Ungheria di Orban

Secondo il Guardian l’analisi dei dati suggerisce che il telefono di Roula Khalaf è stato selezionato come obiettivo dagli Emirati Arabi Uniti quando lei era vicedirettrice del Financial Times. Il quotidiano britannico ha scritto che tra i Paesi fortemente sospettati di aver utilizzato il software spia c’è anche l’Ungheria di Orban. Tra gli spiati ci sono una decina di avvocati, un politico dell’opposizione e almeno cinque giornalisti. Tra questi anche Szabolcs Panyi, che ha firmato inchieste su Orban e l’utilizzo di fondi europei. L’analisi forense ha dimostrato che il cellulare del giornalista è stato controllato per sette mesi nel 2019. Il software Pegasus consente a chi si intrufola nel telefono di visualizzarne ogni contenuto, compresi i messaggi delle app crittografati, le fotografie e i dati di posizione. Si può anche trasformare il telefono in un registratore audio o video.

Per la prima volta Reporters sans frontières inserisce un leader Ue nella sua lista dei nemici della libertà di stampa

Un portavoce del governo ungherese ha negato la raccolta di dati raccontata nella richiesta. Nei giorni precedenti il portavoce di Orban, Zoltán Kovács, ha attaccato pubblicamente Panyi, accusandolo di “Orbanofobia e ungarofobia” e descrivendolo come un attivista politico più che un giornalista. Da quando Orban è diventato primo ministro nel 2010, l’Ungheria è scesa dal 23° al 92° posto nel World Press Freedom Index. All’inizio di questo mese, Reporters sans frontières ha inserito Orban nella sua lista dei nemici della libertà di stampa. È la prima volta che un leader dell’Unione Europea compare nel gruppo.

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